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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ambiente

Centrali a carbone, la "nube nera" uccide 23mila persone all'anno

L'Unione europea continua a pagare un pesante tributo in termini sanitari: secondo l'ultimo rapporto delle ong ambientaliste dal carbone arrivano il 18% delle emissioni di gas a effetto serra con un "costo globale" - nel 2013 - tra i 32 e i 62 miliardi di euro

Le centrali a carbone dell'Unione europea stanno continuando a far pagare un pesante tributo in termini sanitari e "dovrebbero essere chiuse tutte il prima possibile". Lo sostiene un rapporto redatto da diverse ong secondo il quale, in Europa, il carbone causa 23mila morti premature. E decine di miliardi di euro in costi sanitari.

IL RAPPORTO - Intitolato "La nube nera dell'Europa: come i paesi che utilizzano il carbone avvelenano anche i loro vicini", il rapporto di WWF, Climate Action Network, Heal (Alleanza per la salute e l'ambiente) e Sandbag analizza gli impatti sulla salute di 257 centrali europee su 280 nel 2013.

I DATI - E' dal carbone che arrivano il 18% delle emisisoni di gas a effetto serra dell'Ue nel 2014: queste emissioni, secondo il rapporto, hanno provocato nel 2013 22.900 morti premature, ma anche decini di migliaia di casi di malattie cardiache, bronchiti, tumori. "Oltre la metà delle morti premature nell'Ue dovute al carbone possono essere attribuite a 30 centrali", precisa il rapporto. 

GLI IMPATTI SANITARI - Gli impatti sanitari del carbone hanno generato nel 2013 "un costo globale dai 32,4 ai 62,3 miliardi di euro", sottolinea il rapporto che smentisce anche "il mito secondo il quale il carbone sia una fonte di energia a buon mercato", rileva Anne Stauffer, vice direttrice di Heal.

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I PAESI A RISCHIO - I cinque paesi maggiormente sottoposti all'inquinamento prodotto dai paesi vicini, che si aggiunge a quello prodotto in casa, sono la Germania (3.630 morti premautre in totale), l'Italia (1.610), la Francia (1.380), la Grecia (1.050) e l'Ungheria (700).

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I PAESI "KILLER" - I cinque Paesi le cui centrali hanno causato il maggior numero di morti al di là delle proprie frontiere sono la Polonia, (4.690 morti premature all'estero), la Germania (2.490), la Romania (1.660), la Bulgaria (1.390) e il Regno Unito (1.350). Le polveri sottili costituiscono "l'elemento più tossico dell'inquinamento prodotto dal carbone: circa 19.000 morti, cioè l'83% del totale.

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LA DENUNCIA - A conferma del rapporto, ci sono i dati dell’AIE (Agenzia internazionale dell’energia) diffusi pochi giorni fa sulla mortalità nel mondo dovuta all’inquinamento dell’aria da fonti energetiche.

I veri imputati - spiegano dal WWF - sono carbone e petrolio, che causano milioni di morti premature ogni anno.

E "se da un lato la responsabilità del settore dell’energia sulla salute globale è enorme, dall’altro l’Agenzia AIE segnala come il comparto potrebbe ridurre significativamente l’inquinamento applicando le politiche di riduzione delle emissioni, ponendosi degli obiettivi e monitorandone i risultati". A questo il WWF aggiunge che "il segnale più importante emerso dal rapporto è l’assoluta necessità di uscire dall’era fossile al più presto, entro i prossimi 20 anni, per transitare verso un sistema globale di produzione di energia basato sulle rinnovabili". Questo risponderebbe a quanto previsto dall’Accordo di Parigi sul Clima che punta a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi C.

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