E' inammissibile e 'comunque infondato'. Così il Tar di Pescara ha definito e respinto il ricorso di Montedison contro l'ingiunzione-diffida del Ministero dell'Ambiente dello scorso settembre, che chiedeva all'azienda di rimuovere i veleni tossici seppelliti nelle discariche di Bussi sul Tirino.

La megadiscarica ha inquinato le falde acquifere della Val Pescara per decenni e per questo 19 sono gli ex dirigenti di Montedison imputati in un processo presso la Corte d'Assise di Chieti. Nonostante lo stabilimento sia passato di proprietà a Solvay, di fatto è Montedison la proprietaria dei rifiuti chimici e sarà suo compito rimuoverli. Nella sentenza dei giudici di Pescara, depositata il 30 aprile, si legge:
 

"Sono state rinvenute sostanze altamente inquinanti e che esse costituiscono scarti e prodotti industriali tipici dell'attività ivi esercitata da Edison Spa. I responsabili di detto inquinamento non possono che essere individuati in coloro che hanno gestito tali impianti nel periodo antecedente a quello in cui gli inquinamenti hanno iniziato ad essere rilevati. Considerate inoltre l'estensione e la profondità di tale inquinamento, nonché i suoi notevoli effetti già causati sull'ambiente (dati compiutamente analizzati ed esposti nella relazione Ispra), appare evidente come si verta su un'attività di inquinamento protratta e risalente nel tempo''
 

La rimozione dei rifiuti tossici sarebbe il primo passo verso la bonifica della zona, anche se per avviare effettivamente questo processo sarebbero necessari, secondo alcune stime, investimenti fino a un miliardo di euro.

Soddisfatti i comitati ambientalisti della zona: "Si tratta di una sentenza importante soprattutto per le motivazioni - ha commentato Augusto De Sanctis, del Forum dell'Acqua in Abruzzo dal palco del 1 maggio a Taranto - Conferma il legame tra produzione e discarica. E' un primo passo che ristabilisce il principio che chi inquina, paga". (da IlPescara)