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Martedì, 19 Marzo 2024
Ambiente

Il Mediterraneo fa paura, il livello si alza: l'allarme degli scienziati (e due possibili scenari)

Secondo un report pubblicato sulla rivista scientifica "Water", sono due gli scenari possibili: uno più grave e uno meno. Situazione critica a Venezia dove l'acqua entro il 2100 potrebbe crescere anche di 60-82 centimetri rispetto ad oggi. I cambiamenti climatici cambiano anche le onde del mare

Il livello del Mar Mediterraneo aumenta e aumenterà ancora a causa dei cambiamenti climatici. E' l'ennesimo (e inascoltato) allarme degli scienziati. Due gli scenari delineati, uno più ottimistico e l'altro meno, ma comunque - dicono gli esperti - dovremo fare i conti con un aumento al 2050 compreso tra i 17 e i 20 centimetri e al 2100 tra i 34 e i 57 centimetri. Peggio nella laguna di Venezia, dove la stima per il 2100 è di un aumento del livello medio del mare tra i 60 e gli 82 cm.

Le conseguenze? Quella che gli esperti chiamano "una ingressione marina più rapida", cioè il mare che tende a sommergere tratti più o meno ampi di costa in maniera veloce mettendo a rischio l'ambiente, le infrastrutture e le attività umane. E poi inondazioni, mareggiate e maremoti.

Il livello del Mediterraneo si alza: lo studio e i due scenari possibili

Lo rileva lo studio “Natural Variability and Vertical Land Motion Contributions in the Mediterranean Sea-Level Records over the Last Two Centuries and Projections for 2100”, che ha messo in correlazione le proiezioni climatiche per i prossimi anni con quelle dei movimenti della superficie terrestre lungo alcune coste del Mediterraneo negli ultimi 20 anni. Nello studio, pubblicato sulla rivista scientifica "Water", i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), della Radboud University (Olanda) e della Sorbonne Université (Francia) hanno osservato come potrebbe aumentare il livello del mare nel 2050 e nel 2100 in corrispondenza di nove stazioni mareografiche poste nel Mediterraneo centro-settentrionale, che ne misurano il livello a partire dal 1888.

Il calcolo ha incluso gli effetti della subsidenza (movimento verticale del suolo verso il basso per cause naturali o antropiche) individuata da misure geodetiche Gps acquisite negli ultimi 20 anni circa e la fluttuazione naturale del livello marino, causato dalla variabilità climatica, che agisce con periodi decennali.

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Lo studio ha previsto due scenari possibili del livello del mare nel 2050 e 2100, calcolati sulla base delle proiezioni climatiche fornite dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (l'Ipcc, l'organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici), perfezionate con i dati della subsidenza, che varia da luogo a luogo, e della fluttuazione naturale del livello marino.

Risultato: nel primo scenario "si potrà verificare entro il 2050 un aumento massimo del livello medio del mare di circa 20 cm mentre nel 2100 si potranno raggiungere i 57 cm circa", mentre nel secondo "meno critico del precedente, nel 2050 si potrà avere un aumento di 17 cm e nel 2100 di 34 cm”, dice Marco Anzidei, ricercatore dell’Ingv, coautore dello studio e coordinatore del progetto europeo SaveMedCoasts che ha finanziato la ricerca.

Il livello del Mediterraneo si alza, la laguna di Venezia a rischio

Antonio Vecchio, autore dello studio e ricercatore della Radboud University, precisa inoltre che “a livello locale le fluttuazioni del livello marino possono contribuire fino al 9% della variazione totale attesa, mentre subsidenza e variabilità nel loro insieme sono responsabili di circa il 15% della variazione del livello del mare. Nella laguna di Venezia, dove la subsidenza accelera l'effetto dell’aumento del livello marino, si stima che nel 2100 il livello medio del mare sarà più alto rispetto ad oggi tra i 60 e gli 82 cm".

Le analisi mostrano che gli effetti locali hanno un ruolo rilevante nel calcolo delle proiezioni di aumento di livello marino per diverse zone. “In particolare - sottolinea Marco Anzidei - lungo le coste basse e subsidenti gli aumenti attesi sono in grado di causare una ingressione marina più rapida, cioè il mare tende a sommergere tratti più o meno ampi di costa in maniera più veloce rispetto alle zone non subsidenti".

"Ciò rappresenta un fattore di rischio per l'ambiente, per le infrastrutture e per le attività umane, come l’erosione e l’aumento dei rischi legati ad inondazioni, mareggiate e maremoti, con le conseguenti perdite economiche. Le istituzioni, a tutti i livelli di governance, devono tenere conto di queste proiezioni perché sono fondamentali per affrontare in modo più consapevole la gestione delle nostre coste”, conclude.

Cambiano anche le onde del mare: "A rischio metà delle coste del mondo"

I cambiamenti climatici cambiano anche le onde del mare. Ne modificheranno altezza, forma e direzione e questo avrà un impatto su circa la metà delle coste nel mondo. Lo rileva una ricerca australiana condotta da un gruppo di scienziati della Griffith University che hanno effettuato circa 150 simulazioni per prevedere i cambiamenti del 'clima ondoso' entro la fine del secolo. Stando allo studio, circa il 5% delle coste a livello globale assisterà a un aumento delle dimensioni delle onde, che invece si ridurranno in un altro 15% delle coste, ma in entrambi i casi a cambiare sarà, di conseguenza, anche la geografia costiera. In alcune aree i cambiamenti riguarderanno la frequenza e la lunghezza delle onde, con un aumento del rischio di inondazioni. Un 20% delle coste, poi, assisteranno a un cambiamento della direzione del moto ondoso con conseguenze potenzialmente significative per le infrastrutture costiere o offshore. Ogni singolo cambiamento ha i suoi effetti significativi ma, secondo la ricerca, fino al 40% delle zone costiere del mondiale subirà cambiamenti simultanei in altezza, frequenza e direzione.

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