Vale quanto una manovra finanziaria la cifra degli affari delle ecomafie in un anno: 15 miliardi di euro. Così spiega il nuovo rapporto di Legambiente. Secondo l'associazione ambientalista sono 29.274 le infrazioni accertate nel 2013, tre ogni ora, e in un quarto dei casi riguardano il settore agroalimentare. Insomma le associazioni a delinquere hanno le mani sulle nostre tavole, su quello che mangiamo.

I NUMERI - Il 22% delle infrazioni ha interessato invece la fauna, il 15% i rifiuti e il 14% il ciclo del cemento. Sarebbero 321 i clan mafiosi coinvolti nel giro d'affari multimiliardario, spesso appoggiati da funzionari e dipendenti pubblici, coinvolti più o meno direttamente.  Una continua aggressione ai beni alimentari e ai comuni che sta estendendo i propri confini territoriali e le proprie strategie, proprio come una multinazionale in espanzione e crescita.

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LEGGI INADEGUATE - Se il settore delle ecomafie è in crescita, pochi sono stati finora gli sforzi per contrastarlo: secondo Legambiente non c'è nel nostro Paese una legislazione adeguata e che possa tutelare il territorio. Ma non solo: le normative hanno una vecchia impostazione che non tiene conto dei costi ambientali, sanitari e sociali, prendendo in considerazione soltanto spese e benifici economici.

Dal gennaio del 2013 ad aprile di quest'anno sono 21 le amministrazioni comunali sciolte per condizionamento mafioso. La Campania è la regione dove sono commessi la percentuale più alta di reati legati alle ecomafie: con 953 reati, il 17% del totale. Seguono Puglia, Calabria e Lombardia. Tra le provincie, prima è Napoli seguita da Roma quindi Reggio Calabria e Salerno poi Ancona.