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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Aquarius di nuovo in mare: "Salviamo vite umane, nessuno sarà riportato in Libia"

La missione della nave noleggiata da Sos Mediterranee e gestita in partnership con Medici Senza Frontiere è salvare vite umane ma anche testimoniare cosa avviene veramente nel Mediterraneo, in un contesto ormai sempre più difficile. La presidente di Msf a Today: "Non siamo i vicescafisti"

La nave Aquarius è tornata in mare. Lo fa ancora una volta con l'obiettivo dichiarato di salvare vite umane ma anche di farsi testimone diretta di quello che avviene nel Mediterraneo. La nave con a bordo i team di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere è partita ieri da Marsiglia, dove è rimasta ferma in porto per un mese.

Durante quei giorni di sosta, la più lunga dall'inizio delle sue operazioni nel 2016, il contesto del Mediterraneo centrale è decisamente cambiato e questo ha avuto una serie di ripercussioni sulle attività di soccorso, come denunciano le due ong, dalla costituzione del centro di coordinamento libico alle contese sulle politiche di sbarco che hanno blocato in mare per settimane le navi che avevano effettuato i soccorsi. In questo mutato contesto, Aquarius è tornata ad operare con un impegno ben chiaro: le persone soccorse in mare non saranno sbarcate in Libia, considerato un posto non sicuro per rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Impegno ribadito durante un incontro con i giornalisti alla sede della Stampa Estera di Roma da Nicola Stalla, coordinatore delle operazioni di salvataggio a bordo dell'Aquarius e da Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere.

"Siamo tornati in mare perché c'è un bisogno umanitario e il set up che c'è adesso non fornisce una risposta adeguata. Non ci riguardano i giochi politici, noi salviamo vite", dice Lodesani, ribadendo: "La Libia non è un porto sicuro dove si possono riportare le persone". 

La nave Aquarius di Sos Mediterranée

"Vogliamo la massima trasparenza"

"Il mio primo sbarco risale al 2005 ma ora vediamo arrivare le persone in condizioni sempre peggiori. Sono malnutrite, disidratate per il viaggio ma sono anche vittime di percosse e violenze dopo il passaggio in Libia. E i segni delle torture sono evidenti", spiega Lodesani a Today. Medici Senza Frontiere ha chiesto a inizio giugno un incontro con il ministro dell'Interno Matteo Salvini ma al momento non c'è stata alcuna risposta, mentre sono stati ricevuti dal presidente della Camera Roberto Fico, che espresso solidarietà. "Fico ci ha ascoltato e già questo per noi è molto importante", dice Lodesani. Msf continua a chiedere all'Italia e all'Europa di riaprire vie legali sicure per le persone in fuga verso l'Europa, perché "se queste ci fossero probabilmente nessuna di loro intraprenderebbe viaggi di questo tipo, non hanno altra speranza". Con il nuovo viaggio di Aquarius Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere hanno deciso di dotarsi di un sito internet aggiornato direttamente da bordo, per "aumentare ancora di più la trasparenza e la narrazione fattuale di quanto avviene in mare, per evitare fuorvianti ricostruizioni esterne", dice Stalla. "Vogliamo la massima trasparenza", chiarisce Lodesani a Today. "La percezione nei confronti nostri e delle altre ong è sicuramente cambiata. Siamo passati dall'essere angeli umanitari dopo l'Ebola a vicescafisti", commenta amara. "Purtroppo uno dei più grandi problemi è che non abbiamo abbastanza spazi per spiegare e confrontarci. Ormai si fa tutto sui social ed difficile poter rispondere a tutti, anche se siamo disposti a farlo e invitiamo tutti a fare domande perché siamo assolutamente trasparenti". 

Migranti, dopo un mese la nave Ong Aquarius torna in mare 

"Nessuno sarà riportato in Libia"

Da Aquarius ribadiscono che si continuerà a soccorrere le persone in difficoltà in mare nel pieno rispetto del diritto marittimo, coordinando la propria attività con tutte le autorità marittime competenti nel rispetto delle convenzioni internazionali marittime. La nave rispetterà ordini di non-intervento solo se saranno dispiegate altre navi per assistere le persone in difficoltà e portarle in un porto sicuro. La Aquarius rispetterà un ordine di non-intervento solo se sarà chiaro che tutte le altre risorse e assetti disponibili saranno dispiegati per salvare le persone in pericolo e portarle in un porto sicuro. Soccorrere un’imbarcazione in difficoltà è un obbligo legale, ripetono. Le persone salvate non saranno riportate in Libia e per questo Aquarius fa sapere che sarà costretta a rifiutare qualunque ordine da parte delle autorità marittime di sbarcare in Libia le persone soccorse in mare o di trasferirle su qualunque altra nave che le porterebbe in Libia.

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