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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Ma nessun uomo è mai un parassita": l'affondo di Avvenire contro Salvini

Un editoriale sul quotidiano della Cei replica al ministro dell'Interno a proposito delle sue dichiarazioni sui rom. E intanto il Camping River di Roma è stato sgomberato

Ieri Famiglia Cristiana, oggi Avvenire. Ancora un affondo contro il ministro dell'Interno. "Ma nessun uomo è mai un parassita". Con questo titolo, il quotidiano della Cei replica a Matteo Salvini a proposito delle sue dichiarazioni sui rom. Nell'editoriale in prima pagina del giornale della Chiesa italiana, Marco Impagliazzo - presidente della Comunità di Sant'Egidio - afferma che "lascia perplessi il linguaggio di un importante ministro della Repubblica a proposito di una minoranza variegata presente in Italia da tempo, quella dei rom: parlare come ha fatto Salvini di 30.000 persone che si ostinano a vivere nella illegalità, definendole 'sacca parassitaria', suona pregiudiziale verso una intera comunità, oltre che non corrispondente alla realtà".

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Impagliazzo sottolinea che "le parole sono importanti, hanno un valore e un peso. Se si tratta di personaggi pubblici, addirittura di figure istituzionali, l'uso delle parole è ancora più delicato perché vengono diffuse, amplificate, giungono alle orecchie di un pubblico vasto. Queste parole possono influenzare le opinioni pubbliche e spesso sono dette proprio a questo scopo".

Il presidente della Comunità di Sant'Egidio ricorda che "la definizione 'parassiti' è stata utilizzata per gli ebrei e chi conosce la Storia sa che da questa e altre definizioni si è passati a emarginare e poi considerare nemica quella minoranza, con le conseguenze tragiche che sappiamo. Dove ci sono problemi di illegalità - osserva Impagliazzo - li si affronti come prevede la legge".

Cosa è successo al Camping River di Roma

E intanto stamattina vigili e assistenti sociali si sono recati al Camping River di Roma, per sgomberare il campo. "Legalità, ordine e rispetto prima di tutto!", ha commentato il ministro dell'Interno Salvini su Twitter. La Corte europea per i diritti dell'uomo aveva deciso la sospensione dello sgombero fino a venerdì. Il Comune, insomma, ha forzato i tempi e non ha aspettato il pronunciamento della Corte Ue sullo sgombero del River. A 24 ore dalla scadenza della sospensiva dello sgombero recapitata lunedì sera in Campidoglio, la polizia locale e il personale della sala operativa sociale si sono presentati alla Tenuta Piccirilli. 

Uno sgombero vero e proprio perché se è vero che con i caschi bianchi si sono presentati anche gli assistenti sociali, altrettanto vero è che oltre a promesse fatte a voce, nulla di scritto è stato presentato. Così, solo una famiglia ha accettato l'ultima soluzione alloggiativa avanzata, ovvero il trasferimento in centri di accoglienza del circuito di emergenza del Comune. Tutti gli altri, in assenza di atti formali, hanno deciso di resistere. E così sgombero è stato, con gli abitanti allontanati dagli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale. Il campo a mezzogiorno era svuotato e solo a quell'ora è stato concesso a giornalisti ed attivisti di avvicinarsi alla struttura per capire quanto stava accadendo. Ufficialmente, come scritto nell'ordinanza del 13 luglio, lo sgombero avviene per un'emergenza sanitaria.

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