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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Bimbo autistico rifiutato dalla famiglia, affidato al Tribunale: "Istituzioni hanno fallito"

Attualmente per il piccolo si sta cercando una nuova sistemazione "adeguata alle sue esigenze" spiegano dalla Fondazione Trentina per l'Autismo che ha ricevuto una richiesta di aiuto da parte di un assistente sociale: "La famiglia non lo vuole più"

Ha 11 anni, una diagnosi di autismo, ed è stato affidato al Tribunale dei minori perché la famiglia non lo vuole più. A segnalare la vicenda è la Fondazione Trentina per l'Autismo onlus, che gestisce la Casa Sebastiano, una struttura specializzata in interventi riabilitativo-educativi in provincia di Trento.

Un giorno come un altro, il telefono squilla, all'altro capo l'assistente sociale di un'altra regione chiede informazioni per trovare una sistemazione ad un bambino di 11 anni con diagnosi di autismo.

"È la norma per il nostro centro - spiegano gli operatori di Casa Sebastiano - riceviamo centinaia di telefonate da quando abbiamo inaugurato appena due anni fa, telefonate da tutta Italia e da italiani all'estero, operatori e famiglie, alla ricerca di informazioni, risposte, servizi, di un'opportunità, di un futuro migliore".

Ed eccolo, l'inaspettato, uno schiaffo che toglie il fiato: "La famiglia non lo vuole più". Gli operatori della Onlus rimangono increduli, se lo fanno ripetere dall'assistente sociale: "La famiglia non lo vuole più".

Una frase che in due anni di attività a Casa Sebastiano non era mai stata udita. Segue il silenzio e l'eco della frase che moltiplica l'effetto di quella che è una pugnalata: "La famiglia non vuole più tenerlo - riprende la voce - È affidato al Tribunale dei minori".

Il caso fa riflettere perché se la famiglia ha preso questa decisione dopo undici anni vuol dire che tale scelta è arrivata in un momento di profonda crisi. "È mancato il supporto delle Istituzioni - commentano dalla Onlus ricordando come l'autismo possa essere una disabilità dura, a volte durissima da affrontare per una famiglia..

"I familiari - continua la Fondazione - non hanno intravisto una strada, perché esiste la possibilità di affidarsi ai servizi sociali per un periodo usufruendo di residenzialità o centri diurni. Se questa famiglia si è arresa, vuol dire che le istituzioni hanno fallito".

"È venuto meno il patto di aiuto ai deboli, il mandato etico, ancor prima che costituzionale, fondamento di ogni società che voglia dirsi civile, di sostegno ai componenti più fragili delle nostre comunità".

Attualmente per il piccolo si sta cercando una nuova sistemazione, adeguata alle sue esigenze, anche se, come fa notare una referente della Fondazione, le possibilità non sono infinite.

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