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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La lotta al cambiamento climatico non sta funzionando: nuovo record di gas serra

Le emissioni di gas serra hanno toccato un nuovo livello record di concentrazione nonostante gli accordi di Parigi. Come in questi giorni è sotto gli occhi di tutti, lo stress idrico cui è sottoposto il territorio avrà ripercussioni sempre più importanti

I livelli di gas serra che intrappolano il calore nell'atmosfera hanno raggiunto un nuovo record. Lo spiega un allarmante report dell'Organizzazione meteorologica mondiale che parla senza mezzi termini di come questa tendenza a lungo termine porterà impatti sempre più gravi per le generazioni future: i nostri figli dovranno affrontare cambiamenti climatici che appaiono ogni giorno più importanti e l'aumento delle temperature porterà sempre più energia nell'atmosfera dando origine ad eventi meteorologici sempre più estremi.

Come in questi giorni è sotto gli occhi di tutti, lo stress idrico cui è sottoposto il territorio e l'innalzamento del livello del mare avranno ripercussioni sempre più importanti.

Una sconfitta per gli accordi di Parigi che - come da una convenzione firmata nel 2015 - prevedevano un piano d'azione globale per limitare il riscaldamento globale. Come sottolinea il segretario generale del Wmo Petteri Taalas, nonostante gli impegni presi con gli accordi sul clima "non risulta alcuna evidenza della diminuzione della concentrazione di gas serra nell'atmosfera".

"Dobbiamo tradurre gli impegni in azioni e aumentare il livello di ambizione per il bene del futuro benessere dell'umanità"

Nuovo record di gas serra nel 2018

I climatologi delle Nazioni Unite avvertono che ora servirà un taglio netto delle emissioni entro il 2030 perché sia davvero possibile frenare l'aumento delle temperature globali di quel grado e mezzo che secondo gli studiosi è considerato il livello critico. Se le temperature medie globali dovessero oltrepassare tale livello si assisterebbe ad una serie di eventi estremi che esporrebbe centinaia di milioni di persone a ondate di calore, siccità, inondazioni e povertà.

Tra i gas serra è senza dubbio il diossido di carbonio, ovvero l'anidride carbonica, quello più osservato. I climatologi inoltre sottolineano come negli ultimi 10 anni la sua concentrazione sia aumentata in maniera esponenziale rispetto al tasso medio. E tale gas serra è capace di restare per secoli nell'atmosfera e ancora più a lungo negli oceani.

Ma non c'è solo la Co2 a preoccupare gli esperti: occhi puntati anche sulla concentrazione di metano (CH4), il secondo gas serra di lunga durata più presente e il ossido di diazoto (N2O), le cui emissioni risultano aumentate al di sopra della media annuale.

Tali gas serra sono da ricollegare all'attività umana per il 60% per quanto riguarda le emissioni di metano (allevamenti, coltivazione di riso, sfruttamento di combustibili fossili, discariche, ecc.) e per il 40% per quanto riguarda l'ossido di diazoto (fertilizzanti, processi industriali, ecc.). Entrambi i gas svolgono inoltre un pericoloso ruolo nell'assottigliamento dello strato di ozono della stratosfera che ci protegge dai danni dei raggi UVA emessi dal sole.

Il bollettino dei gas serra delle Nazioni Unite

Il WMO Greenhouse Gas Bulletin ha dimostrato che le concentrazioni medie globali di anidride carbonica hanno raggiunto 407,8 parti per milione nel 2018, rispetto a 405,5 parti per milione (ppm) nel 2017. Un incremento di due parti per milione superiore alla media degli ultimi dieci anni. E anche le concentrazioni di metano e protossido di azoto sono aumentate in misura maggiore rispetto allo scorso decennio. 

Secondo le osservazioni della rete Global Atmosphere Watch - che comprende stazioni nell'Artico remoto, aree montane e isole tropicali - dal 1990 c'è stato un aumento del 43% dell'effetto del riscaldamento sul clima da parte dei gas serra di lunga durata.

L'ultima volta che la Terra ha sperimentato una concentrazione comparabile di anidride carbonica è stata 3-5 milioni di anni fa. Allora, la temperatura era più calda di 2-3 ° C, il livello del mare era di 10-20 metri più alto di adesso.

"I risultati ci indicano una chiara direzione: in questo periodo critico, il mondo deve fornire azioni concrete e intensificate sulle emissioni", ha affermato Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. "Siamo di fronte a una scelta netta: mettere in moto le trasformazioni radicali di cui abbiamo bisogno ora o affrontare le conseguenze di un pianeta radicalmente modificato dai cambiamenti climatici".

Domani verrà pubblicato un rapporto sul divario delle emissioni rispetto ai livelli consentiti per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e le premesse sono tutt'altro che incoraggianti. Come spiega il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres quegli accordi hanno solo "un impulso alla cooperazione" ma ancora c'è molta strada da fare. Il prossimo importante appuntamento sarà la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà dal 2 al 15 dicembre a Madrid, in Spagna, sotto la presidenza del Cile.

La concentrazione di gas serra 

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  • La concentrazione di anidride carbonica ha raggiunto nuovi massimi nel 2018 a quota 407,8 ppm, ovvero il 147% del livello preindustriale nel 1750. L'aumento nell'ultimo anno è stato superiore al tasso di crescita medio nell'ultimo decennio.
  • Il metano atmosferico ha raggiunto un nuovo massimo di circa 1869 parti per miliardo (ppb) nel 2018 ed è ora il 259% del livello preindustriale. L'aumento dal 2017 al 2018 è stato superiore sia a quello osservato dal 2016 al 2017 sia alla media dell'ultimo decennio.
  • L'ossido nitroso nel 2018 era a quota 331,1 parti per miliardo, il 123% dei livelli preindustriali e l'aumento dal 2017 al 2018 è stato anche superiore a quello osservato dal 2016 al 2017 e al tasso di crescita medio negli ultimi 10 anni.

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