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Mercoledì, 24 Aprile 2024
CORONAVIRUS

Perché in Africa ci sono solo tre casi di coronavirus?

Se lo è chiesto 'Le Monde' che a riguardo ha interrogato vari esperti: una delle ipotesi è che il numero dei pazienti contagiati sia sottostimato, ma non è escluso neppure che il fattore caldo possa aver giocato un ruolo nella mancata diffusione dell'epidemia

Perché in Africa ci sono così pochi casi di coronavirus? Se lo è chiesto ieri Le Monde che ha provato ad abbozzare qualche risposta sulla scorta delle ipotesi suggerite (o scartate) dagli esperti. Finora nel continente africano i casi confermati di Covid-19 sono solo tre, di cui due in Egitto e Algeria ed un altro in Nigeria dove nelle ultime ore è risultato positivo al test un cittadino italiano rientrato a Lagos da Milano il 25 febbraio. L'uomo si trova attualmente ricoverato in un ospedale di Yaba, non presenta sintomi gravi e le sue condizioni sono stabili. 

Secondo uno studio internazionale pubblicato su Lancelet, i tre Stati maggiormente a rischio per via dei rapporti commerciali con la Cina sono Egitto, Algeria e Sudafrica. Ma per adesso nel continente africano il virus non ha attecchito, neppure nei Paesi che hanno intensi scambi con Pechino. Perché? "Nessuno conosce il motivo", ha ammesso il professor Thumbi Ndung’u dell'African Institute for Health Research di Durban, in Sudafrica. Per Ndung’u "può essere semplicemente che non ci siano così tanti spostamenti di persone tra Africa e Cina". In realtà però, ricorda Le Monde, Ethiopian Airlines, la più grande compagnia aerea del continente, non ha mai sospeso i voli per la Cina dall'inizio dell'epidemia. E China Southern ha appena ripreso i collegamenti con il Kenya.

Coronavirus in Africa, il numero dei casi è sottostimato?

I motivi dunque sembrerebbero essere altri, anche se allo stato attuale non si possono avanzare che delle congetture. Solo fortuna o c’è dell’altro? Una delle ipotesi è che i Paesi africani non abbiano una rete diagnostica all’altezza e che dunque il numero dei casi di soggetti infettati dal coronavirus sia sottostimato. Tuttavia, spiega Michel Yao, responsabile dei piani di emergenza per l'OMS a Brazzaville (Congo), il numero di Stati africani con laboratori in grado di identificare Covid-19 è aumentato in poche settimane da due (Sudafrica e Senegal) a 29. La maggior parte degli esperti esclude comunque che ci possano essere errori di rilevazione così significativi da non registrare lo scoppio di un’epidemia. Insomma, se ci fosse un aumento massiccio dei casi "penso che lo sapremmo, anche perché le persone sono attente e l’OMS è in allerta" dice Amadou Alpha Sall, capo dell'istituto Pasteur di Dakar (Senegal). 

Il fattore clima: il Covid-19 è 'sensibile' al caldo?

Un’altra possibile spiegazione è quella del clima: il Covid-19 soffre le temperature africane? Yazdan Yazdanpanah, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'ospedale Bichat di Parigi, non scarta del tutto l’ipotesi che viene invece respinta da Rodney Adam, professore dell'ospedale universitario Aga-Khan di Nairobi, in Kenya. Secondo il docente "non abbiamo prova di alcuna influenza del clima sulla trasmissione" del virus e dunque al momento chi vive nel continente africano sembra essere vulnerabile come chiunque altro.

La possibilità che il caldo possa in qualche modo contenere o fermare il contagio è stata già suggerita da molti studiosi di tutto il mondo. Generalmente - dicono gli esperti quasi all’unisono - le temperature elevate possono contribuire a ridimensionare le epidemie virali, ma non sono mancate esperienze di virus che si sono trovati a loro agio anche con il caldo e i raggi del sole. La cautela dunque è d’obbligo: del Covid-19 sappiamo ancora troppo poco per capire quale sarà la sua evoluzione. 

Il Covid-19 e il rischio di una pandemia globale

Nessuno può permettersi di abbassare la guardia. Secondo Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, il nuovo coronavirus "ha un potenziale pandemico" e le "epidemie in Iran, Italia e Corea dimostrano di cosa è capace". Per cui "nessun paese deve assumere che non avrà casi, perché sarebbe un errore letale. I virus - ha aggiunto - non rispettano confini, razze o etnie, non hanno riguardo per il livello di sviluppo di un Paese".

Sotto stretta osservazione dell’OMS c’è anche la situazione in Africa, soprattutto nei Paesi che hanno un sistema sanitario più debole. Per Michel Yao, "casi di contagi potrebbero verificarsi in qualunque momento, e la maggior parte degli ospedali non sarebbe in grado di far fronte a un numero elevato di pazienti bisognosi di cure intensive". 

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