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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Tre giorni prima di Codogno gli esperti Ue definivano "basso" il rischio di contagio da Covid

La testata spagnola "El Pais" riporta il verbale di una riunione del 18 febbraio scorso fra 30 membri del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie. La situazione veniva definita "sotto controllo"

Tre giorni prima che scoppiasse il focolaio di Codogno, gli "esperti" del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) definivano ancora "basso" il rischio di diffusione del virus in Europa. E' quanto emerge dal verbale di una riunione del 18 febbraio scorso fra 30 membri del consultivo tecnico dell'organismo. A riportare il resoconto dello scambio è la testata spagnola "El Pais" che definisce "alquanto sconcertante" ciò che è emerso dalle riunione.

"Quasi non ci sono avvertimenti sulla pericolosità del virus, la necessità di provare a vedere se è già in Europa, di procurarsi i mezzi per affrontarlo, di progettare misure", denuncia il quotidiano. 

Così gli esperti europei hanno sottovalutato la minaccia Covid

La diffusione del Covid-19 nel continente viene reputata "sotto controllo" e occupa solo 20 dei 130 punti conclusivi. Meno di 72 ore dopo, durante un summit del Consiglio europeo, il premier Giuseppe Conte verrà informato del paziente uno di Codogno. Nel documento degli esperti, i rischi per la popolazione europea vengono considerati bassi e tutte le proposte d'intervento vengono posticipate di due o tre settimane dopo. Austria e Slovacchia - scrive El Pais - sottolineano l'inconveniente di generare paura tra la popolazione e il direttore spagnolo delle emergenze sanitarie, Fernando Simon, mette in guardia dal rischio di "stigmatizzare" coloro che sono sottoposti a test diagnostici. 

Interpellato questa settimana dai giornalisti spagnoli sul significato di questa affermazione, il direttore delle emergenze del Ministero della Salute ha chiarito che si stava riferendo alla necessità di "controllare anche la trasmissione" del virus e non solo di focalizzare il problema su poche persone.

Avvertimenti non ascoltati 

Unica voce fuori dal coro - riferisce EuropaToday - fu quella del rappresentante danese. "È importante sapere dove e quando cercare il virus”, affermò durante la riunione, riferendosi ai Paesi con più risorse per testare. “Ad esempio, in un caso di polmonite grave sarebbe logico cercare il virus". In quelle ore, con tutta probabilità, il virus si stava già diffondendo in tutta Europa, passando inosservato ai sistemi sanitari di tutto il continente. "Nessuna persona con sintomi viene testata. Nemmeno i pazienti ricoverati in terapia intensiva con polmonite di origine sconosciuta", ricorda El Pais. Criteri non verranno rivisti fino al 25 febbraio, quattro giorni dopo i primi due decessi in Italia.

A gennaio l'Ecdc affermava: "Rischio da basso a molto basso"

Già a gennaio del resto l'Ecdc valutava "basso" il rischio di introduzione del virus in Europa. Secondo quanto riferito il 31 gennaio scorso dal direttore dell'Istituto Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, il centro europeo per le malattie infettive affermava "che che se le persone con infezione da coronavirus vengono rapidamente identificate il rischio di contagio è da basso a molto basso". E ancora: "I pazienti asintomatici, secondo il centro europeo per il controllo delle malattie non hanno un ruolo vero e rilevante nella trasmissione del virus e se i casi importati sono identificati in stadio precoce e vengono messe in pratica tutte le misure, il rischio di avere ulteriori casi di trasmissione uomo-uomo in Ue è da basso a molto basso". Certo, nessuno poteva prevedere con certezza in che modo sarebbe evoluta la soluzione. Anche allora però, quando l'epidemia aveva colpito solo in oriente, c'erano virologi che prendevano molto seriamente la minaccia del coronavirus.

Il 22 gennaio ad esempio Roberto Burioni scriveva sul sito Medical Facts: "Leggo sui giornali che le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d’accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi". Purtroppo non si sbagliava. 

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