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Sabato, 20 Aprile 2024
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Coronavirus, ci si può ammalare una seconda volta? Doccia fredda da un nuovo studio

Un nuovo studio sulle persone contagiate e poi guarite dal coronavirus dà credibilità alla prospettiva che l'immunità al virus possa essere di breve durata. In alcuni casi, rivela lo studio del King's College di Londra , il livello di anticorpi si è azzerato totalmente

L'immunità è un rebus per adesso. Un nuovo studio sulle persone contagiate e poi guarite dal coronavirus dà credibilità alla prospettiva che l'immunità al virus possa essere di breve durata. Scienziati del King's College di Londra - spiega la Bbc - hanno studiato il modo in cui il corpo combatte naturalmente il virus producendo anticorpi e quanto tempo questi anticorpi rimangono attivi dopo la guarigione. "Quasi tutte le 96 persone esaminate avevano anticorpi rilevabili in grado di neutralizzare e arrestare il coronavirus. Ma i livelli hanno iniziato a calare nel corso dei tre mesi dello studio". Chi ha avuto il coronavirus potrebbe perdere l'immunità entro tre mesi. 

Quello che rimane incerto è infatti "se questo calo ci renda nuovamente vulnerabili allo stesso virus. Simili risposte di breve durata sono state osservate con altri virus, come quelli del comune raffreddore. Quindi è possibile che potremmo essere ricontagiati". Solo il 17 per cento dei casi analizzati ha mantenuto lo stesso livello di anticorpi tre mesi dopo. In alcuni casi, rivela lo studio, il livello di anticorpi si è azzerato totalmente. Ma anche se non ci rimangono anticorpi rilevabili, ciò non significa necessariamente che non abbiamo immunità. Gli anticorpi non sono l'unica cosa che ci offre protezione. Il nostro corpo può anche produrre cellule T per aiutare a combattere gli invasori, sottolineano gli esperti citati dall'emittente britannica.

"Sono necessari più studi e più lunghi per vedere cosa succede quando un individuo entra in contatto con il virus una seconda o terza volta", affermano i ricercatori, per capire se queste persone "si ammalano o sono pronte a combattere perché il loro corpo lo ha già fatto prima". Nuovi studi quindi "saranno importanti per capire quanto bene potrebbe funzionare un vaccino e quanto spesso potrebbe essere necessaria una dose di richiamo per fornire un'immunità duratura".

Sull'immunità e su quanto sia protettiva e duratura ancora c'è moltissimo da studiare e da capire. I coronavirus in genere non inducono immunità permanente, ma tutto  per la Covid-19 potrebbe dipendere dal tipo di infezione avuta (asintomatica, lieve, severa). "Da studi internazionali sappiamo che i guariti sviluppano anticorpi neutralizzanti, che poi sono presenti nel sangue dei convalescenti usato a scopo terapeutico - spiegava qualche tempo fa Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all'Università Cattolica del Sacro Cuore - Quello che ancora non sappiamo è quanto durano questi anticorpi e per quanto tempo si conservano a livelli tali da essere protettivi: nel caso della Sars diversi anni".

Secondo vari studi non tutte le persone che si infettano sviluppano anticorpi neutralizzanti. "Noi abbiamo rilevato che solo il 30-40% ha titoli di anticorpi che possono essere utilizzati in terapia" ha spiegato Andrea Crisanti. "Le persone che hanno avuto una forte risposta anticorpale - evidenzia infine Bruce Beutler, immunologo e genetista americano, premio Nobel per la Medicina 2011 - hanno probabilmente meno probabilità di contrarre la malattia una seconda volta". Ma tutti concordano sul fatto che  per conoscere il grado o la durata dell'immunità ci sia ancora da lavorare. Poche certezze, come per ogni cosa che riguardi il virus che ha messo in ginocchio il mondo negli ultimi sei mesi.

Coronavirus, l'immunità resta un'incognita

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