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Martedì, 23 Aprile 2024
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Coronavirus, l'esperto: "Se l'Italia avesse chiuso prima, avrebbe evitato migliaia di morti"

Richard Horton, il direttore di Lancet: "Un lockdown anticipato di una o due settimane può significare fino al 50 per cento di vittime in meno". Giuseppe Ippolito (Spallanzani): "Seconda ondata non è inevitabile". Il virologo Pregliasco: "I rischi ci sono e si chiamano focolai"

Se l'Italia avesse chiuso prima, avrebbe evitato "diverse migliaia" o anche più morti per la pandemia COVID-19. A sostenerlo è il direttore della più prestigiosa rivista scientifica, The Lancet, intervistato da Repubblica. Rispondendo a una domanda che chiedeva quante vite si sarebbero potute salvare in più se l'Italia in febbraio non avesse esitato almeno una settimana prima di far partire il lockdown, Richard Horton ha risposto: "Diverse migliaia e anche di più. Questo è un virus con contagi esponenziali. Un 'lockdown' anticipato di una o due settimane può significare fino al 50 per cento di vittime in meno". Il caso positivo, secondo Horton, è quello della Nuova Zelanda, la cui premier Jacinda Ardern è stata "incredibilmente coraggiosa a ordinare il lockdown quando c'erano pochissimi casi".

Horton è convinto che la seconda ondata non è inevitabile. Ma anche che "dobbiamo capire che questo virus non andrà via e che non torneremo alla normalità fino a quando non ci sarà un vaccino, per cui ci vorrà come minimo un anno". I politici, questo, non lo dicono e "così si creano le condizioni per una seconda ondata, perché le persone conseguentemente si comportano in maniera scellerata". Lo stesso vaccino non sarà un "proiettile magico" che consentirà di far sparire la malattia, anche perché i tempi per capire se sia o meno sicuro sono lunghi. Per quanto riguarda i nuovi focolai in Cina, Horton ritiene che "in assenza di un vaccino e se non si rispettano le misure di sicurezza anti-COVID-19 è inevitabile che avremo nuovi e continui focolai. Il virus è ancora tra noi, anche se facciamo finta di ignorarlo, perché i governi e le persone si sentono più rilassati. E' un errore madornale".

"Il coronavirus non è vinto: è ancora un nemico molto, molto insidioso". Lo ha ribadito il ministro della Salute, Roberto SperanzaPorta a Porta. "Basta guardare alla Cina - ha detto - che in queste ore è costretta a Pechino a richiudere le scuole, ricominciare con le zone rosse, con le misure restrittive". Nel corso della stessa trasmissione il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, ha detto che "non c'è evidenza scientifica sul fatto che ci sarà una seconda ondata ma in alcuni Paesi vediamo che c'è una ripresa dei contagi. Il virus circola e continuerà a circolare durante l'estate - ha chiarito - quindi possiamo pensare che una seconda ondata ci possa essere, ma soprattutto possiamo pensare che ci possano essere piccoli focolai che dovranno essere individuati e circoscritti. Il sistema che abbiamo messo in piedi non deve andare in ferie".

"I rischi ci sono e si chiamano focolai", spiega ad askanews Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano. "Quello che è successo in Germania o in Cina è quello che dobbiamo aspettarci anche noi, dei focolai, perché è ormai questo l`andamento epidemiologico del virus, diverso dal passato. Prima c`è stato un andamento epidemico, poi una coda dell'epidemia, dove il fanalino in Italia è la Lombardia. Ma - avverte - il virus è ancora presente nella comunità, il virus ancora circola in Italia, e quindi la possibilità di focolai c'è". Ora, evitare il peggio "sta alla responsabilità dei singoli, all'uso della App di tracciamento, all'uso delle procedure che abbiamo imparato di distanziamento sociale, ma anche alla capacità di indagini epidemiologiche sistematiche. La Cina lo sta facendo in modo roboante però anche noi ci stiamo attrezzando per fare il tracciamento dei casi e tenere sotto i controlli i focolai. Come è accaduto a Roma con al San Raffaele Pisana. E dovremmo immaginare che la cosa possa ripetersi. Quindi dovremo avere una vigile serenità per convivere con questo rischio, mantenendo alta l'attenzione". Ma "è vero che a settembre il rischio seconda ondata è maggiore, perché il virus si nasconde meglio dietro i malanni stagionali e gli sbalzi termici favoriscono la diffusione del Covid19, come tutti i virus respiratori, ma non è detto che questa seconda ondata arrivi: non arriverà se continuiamo ad avere un livello di attenzione costante" dice Pregliasco.

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