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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Coronavirus e migranti, l'allarme dell'esperto: "Il problema esiste, può dilagare sui traghetti"

Oltre ai focolai ''nostrani'', a preoccupare sono anche gli arrivi dal mare. L'infettivologo Galli: ''Servono luoghi adeguati per l'isolamento''

In questa fase dell'emergenza coronavirus, la maggior parte dell'attenzione è sui focolai che si sono accesi in alcune zone d'Italia, che vanno isolati per evitare che il virus torni a circolare, facendo aumentare nuovamente la curva epidemiologica. Ma i timori non riguardano soltanto i focolai, ma anche gli arrivi dall'estero, in particolar modo quelli dei migranti. A sottolineare il problema è Massimo Galli, direttore di Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano: ''Come ha dimostrato la nave da crociera Diamond Princess che era ben diversa da una imbarcazione come quelle in cui si possono trovare i migranti, trattenere le persone lì è il modo migliore perché l'infezione si diffonda in maniera notevole. Quella nave da crociera, ricordiamo, ha provocato oltre 700 infettati e ha avuto un numero riproduttivo basale spaventoso da questo punto di vista''. 

Coronavirus e migranti, Galli: ''Serve una nuova organizzazione''

''La gestione corretta - osserva Galli in un'intervista al Messaggero - è ovviamente quella di cercare di effettuare dei test prima di farli sbarcare, e poi far scendere certamente le persone che risultano infettate. Credo che in questo momento sia la procedura seguita. Ma non è tanto rilevante dove fai il test. In realtà vista la situazione, può essere tranquillamente effettuato a terra in una sede più consona della nave, rispetto all'ammassamento di uomini a terra; certamente si riesce a organizzare un distanziamento che non si può avere su una di queste navi delle Ong o anche delle nostre navi militari''. E sul fatto che per avere i risultati dei tamponi serva tempo spiega, ''si, servono per forza 12-24 ore. Però e necessario che vengano divise le persone che risultano positive da quelle che sono negative, e comunque vanno quarantenate. Anche tenerli sulla nave, in attesa del risultato del primo test, se è solo per un tampone limitato, può essere un opzione. Però la scelta migliore sarebbe quella di portarli a terra in una struttura che consenta l'attesa al sicuro, dove si operi un certo distanziamento per l'arrivo del primo test''. 

In merito invece ai migranti positivi ma non rintracciabili Galli dichiara: ''Il problema esiste, lo stiamo vivendo e quindi bisogna organizzarsi per contenerlo. Ma il termine rilevanza rispetto all possibilità di diffusione dell'infezione nel Paese è limitata. In ogni caso sono d'accordo che venga mantenuto lo stato di emergenza, per lo meno si può cercare di regolamentare meglio anche questi interventi''. E conclude: ''con tutta franchezza, ho molto più timore invece di focolai che possono essere generati da persone che vengono dall'estero con un'altra modalità e che come tali possono essere meno facilmente tracciabili. In questo momento, i Paesi con il maggior tasso di nuovi casi, oltre a India e Bangladesh, sono certamente Stati Uniti e Brasile. Posto il fatto che l'infezione in Italia non è mai sparita, le possibilità di persone che tornando da questi paesi possano riportare l'infezione è davvero elevata''.

Coronavirus e migranti, Galli: ''Servono luoghi per l'isolamento''

Alla preoccupazione per i focolai da Sars-Cov-2, importati o autoctoni, per le autorità sanitaria italiane ora si aggiunge pure quella dei casi che arrivano con i barconi dei migranti. Ebbene, come spiega Massimo Galli "tenere le persone sulle navi è un errore colossale". L'unica strada possibile per evitare che il contagio si moltiplichi è "che i migranti vengano sottoposti ai test e vengano fatti sbarcare prima possibile. Come ha dimostrato la nave da crociera Diamond Princess, che era ben diversa da una imbarcazione come quelle in cui si possono trovare i migranti, trattenere le persone lì è il modo migliore perché l'infezione si diffonda in maniera notevole". "Quella nave da crociera, ricordiamo, ha provocato oltre 700 infettati e ha avuto un numero riproduttivo basale spaventoso da questo punto di vista". Il primo passo da fare è di sottoporli ai tamponi prima di farli sbarcare? "La gestione corretta è ovviamente quella di cercare di effettuare dei test prima di farli sbarcare, e poi far scendere certamente le persone che risultano infettate. Credo che in questo momento sia la procedura seguita. Ma non è tanto rilevante dove fai il test. In realtà, vista la situazione, può essere tranquillamente effettuato a terra in una sede più consona della nave, rispetto all'ammassamento di uomini a terra; certamente si riesce a organizzare un distanziamento che non si può avere su una di queste navi delle ong o anche delle nostre navi militari".

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