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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus, triste primato di Bergamo: "30 morti sul lavoro, tenere alta l'attenzione nei siti produttivi"

Sono 30 le vittime orobiche che hanno contratto la malattia sul posto di lavoro, il 12,7% del totale nazionale (236 morti). ''Visto che molti dei nuovi focolai di contagio sembrano svilupparsi sui luoghi di lavoro", dice Chiari (Cgil Bergamo), "mantenere alta l'attenzione"

Un triste record. L'ultimo aggiornamento Inail sulle denunce di infortunio per Covid-19, con dati che arrivano fino al 15 giugno scorso, conferma il primato della Provincia di Bergamo nella classifica delle morti bianche.

La provincia orobica si conferma una delle zone più colpite in Italia dal virus, anche sul posto di lavoro. Sono 30 le vittime bergamasche che hanno contratto la malattia sul posto di lavoro (erano 25 al 31 maggio), il 12,7% del totale nazionale (236 morti). Lo precisa la Cgil Lombardia, che ha analizzato i dati Inail. Cinque delle persone decedute erano residenti nel capoluogo. A seguire Milano, con 22 vittime, e Brescia e Cremona con 14. La Lombardia da sola arriva al 36% del dato nazionale, seguita da Piemonte (15,2%) ed Emilia Romagna (10,2%).

Bergamo è invece quinta per numero di infortuni dovuti a Coronavirus (includendo quindi anche i casi risolti con la guarigione), con 895 segnalazioni su un totale di 49.021 casi, preceduta da Milano, Torino, Genova e Brescia. Gli infortuni totali (Covid e non Covid) nei primi 5 mesi del 2020 a Bergamo sono stati 5.474, contro i 6.044 del 2019, con un calo del 10,4% dovuto al blocco delle attività per il lockdown.

''Visto che molti dei nuovi focolai di contagio sembrano svilupparsi sui luoghi di lavoro", dice Angelo Chiari, responsabile politiche salute e sicurezza Cgil Bergamo, "è necessario mantenere alta l'attenzione all'interno di tutti i siti produttivi". A livello nazionale l'1,6% degli infortunati da coronavirus ha contratto la malattia nel mese di febbraio, il 53,1 a marzo, il 36,8 ad aprile, il 7,6 a maggio, l'0,8 nei primi 15 giorni di giugno. Il 43,7% dei contagiati ha un'età compresa tra i 50 e i 64 anni; il 36,9% tra 35 a 49 anni; il 17,3% tra i 18 e i 34 anni; il 2,1% oltre i 64. In controtendenza rispetto al dato generale della popolazione, ad ammalarsi sul posto di lavoro sono state più le donne (71,7%) che gli uomini (28,3%), soprattutto perché tra il personale infermieristico e socio-sanitario la componente femminile è prevalente. Otto morti su 10 sono però di sesso maschile.

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