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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il coronavirus è mutato: una variante meno aggressiva isolata a Brescia

Il virus isolato in un tampone a Brescia presenta "mutazioni significative". Lo conferma il presidente dei virologi italiani in merito ad una variante del coronavirus meno aggressiva individuata agli Spedali Civili: "La variante buona è geneticamente diversa"

La variante buona del nuovo coronavirus isolata a Brescia non è solo "estremamente meno aggressiva", ma è anche "geneticamente molto diversa". Lo annuncia il presidente della Società italiana di virologia Arnaldo Caruso: la variante bresciana presenta "mutazioni significative" rispetto a quello dei virus Sars-CoV-2 sequenziati nei mesi più 'caldi' dell'epidemia di Covid-19.

Il passo avanti nella ricerca è stato annunciato all'Adnkronos Salute dallo stesso Caruso. Come già evidenziato il coronavirus mutante è stato isolato da un tampone che presentava una carica virale altissima pur provenendo da un paziente completamente asintomatico. L'esame di laboratorio ha inoltre evidenziato come se al Sars-CoV-2 più aggressivo bastavano 2-3 giorni per sterminare in vitro tutte le cellule bersaglio a disposizione in un coltura, alla nuova variante bresciana servono almeno 6 giorni soltanto per iniziare ad attaccarle.

Un virus apparentemente nuovo nella patogenicità ma anche nell'aspetto. La 'variante bresciana' trovata dal Laboratorio di Microbiologia dell'Asst Spedali Civili appare infatti anche mutata geneticamente. Prima di dirlo "aspettavamo di confrontarci con i colleghi più esperti in questo campo - precisa l'esperto, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all'università degli Studi di Brescia - Ora lo abbiamo fatto e finalmente possiamo riferire di avere ottenuto una sequenza completa fortemente attendibile".

Coronavirus, cosa cambia con la nuova variante

"Il lavoro è pronto per la pubblicazione - anticipa Arnaldo Caruso - Lo sto inviando a una rivista scientifica internazionale e, come noto, questo è un processo che ha i suoi tempi. Ma fin d'ora, chiunque all'interno della comunità scientifica fosse interessato alla sequenza potrà contattarmi perché siamo assolutamente pronti a condividerla. È questo che mi aspettavo già al primo annuncio, quando ho informato dell'isolamento della nuova variante: curiosità, non certo polemiche", ragiona lo specialista che ci tiene a evidenziare "quella che per noi è la vera notizia": sapere che esistono varianti più deboli di Sars-CoV-2 "potrà anche aprire la strada alla messa a punto di vaccini attenuati contro Covid-19".

L'annuncio di oggi arriva in un momento di grande contrasto tra gli esperti dopo la forte presa di posizione da parte del primario milanese Alberto Zangrillo che aveva annunciato come "clinicamente il coronavirus non esistesse più". Per contro il direttore dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, aveva sostenuto che mancasse la prova di una mutazione dell'agente patogeno. 

Va rimarcata pertanto la prudenza in attesa di dati più sostanziosi e certi. Per usare le parole del pneumologo Luca Richeldi, componente del Comitato tecnico scientifico, pur tirando un sospiro di sollievo per la pressione sugli ospedali drasticamente ridotta nelle ultime settimane, va ricordato che "il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza".

L'allarme di Crisanti: "Sembra che ci siamo dimenticati tutto"

Andrea Crisanti taglia corto: "Per me sono chiacchiere". Per il responsabile del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova "il distanziamento, le mascherine e anche l`aumento della temperatura hanno avuto un effetto, ma si tratta di un'attenuazione epidemiologica. Non facciamoci illusioni".  Crisanti ha fatto della sua intraprendenza la ricetta vincente del contenimento in Veneto, e ora dice di essere "allarmato". "Io - conclude Crisanti - sono un po' allarmato, perché sembra che ci siamo dimenticati tutto, che tutto quello che è successo ce lo siamo gettati alle spalle".

"Come si possa gettarsi alle spalle 33.530 morti, la fila dei mezzi dell'esercito carichi di bare che attraversano di notte Bergamo per portare le salme nei crematori di altre regioni, perché non c'è più posto, gli appelli di medici e infermieri stremati (era il tempo degli applausi dai balconi) è un'altra domanda alla quale non è compito del virologo rispondere".

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