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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Coronavirus, lo studio: "Troppo presto in Italia per la fase 2, c'è il rischio seconda ondata"

Lo dice un team di ricercatori e scienziati diretto da Wangping Jia del Chinese Pla General Hospital di Pechino. L'articolo è stato pubblicato su 'Frontiers in Medicine': "Restrizioni allentate il 4 maggio? Troppo presto. L'epidemia non è affatto finita"

In base un modello cinese la fine dell'epidemia di Covid-19 nel nostro Paese potrebbe arrivare intorno "al 6 agosto". Lo studio evidenzia come in base ai dati l'allentamento delle misure in Italia "sia arrivato troppo presto": il rischio è che il nostro Paese si trovi ad affrontare "una seconda ondata di casi" di Covid-19. Ad arrivare a queste conclusioni è stato un team di ricercatori e scienziati diretto da Wangping Jia del Chinese Pla (People's Liberation ArmyGeneral Hospital di Pechino. Come è stato portato avanti lo studio? In pratica hanno messo a confronto i dati "ufficiali" dell'epidemia da nuovo coronavirus nella provincia cinese di Hunan (il cui capoluogo è la metropoli di Changsha) e l'Italia: l'articolo scientifico è stato pubblicato su 'Frontiers in Medicine'.  Lo studio aveva come obiettivo quello di capire perché in Italia contagi e morti per Covid-19 sono stati così più numerosi rispetto alla provincia di Hunan, e non aveva come obiettivo indicare una data di fine epidemia.

Il team di ricerca ha utilizzato i dati del database della Johns Hopkins University fino al 2 aprile per mappare il trend delle infezioni sia nella provincia di Hunan che in Italia. Hanno modificato un modello matematico standard per tenere conto degli effetti di diverse misure di prevenzione dell'epidemia in diversi periodi nel tempo. Uno dei modelli più semplici si chiama SIR. La popolazione sotto studio viene divisa in tre categorie: Suscettibile, Infetto, Risolto (da cui il nome SIR). La matematica del modello permette di capire come nel tempo una parte crescente della popolazione Suscettibile diventa Infetta e come nel tempo gli infetti diventano Risolti (vale a dire guariti o deceduti). 

Per gli studiosi cinesi un intervento governativo "tempestivo e rigoroso" è un fattore chiave nel ridurre i contagi di coronavirus. "Pensiamo che sia troppo presto per allentare le restrizioni a partire dal 4 maggio", ha detto Jia. "La potenziale seconda ondata potrebbe arrivare se le restrizioni venissero allentate tre mesi prima" di agosto. "L'Italia non è alla fine del periodo dell'epidemia di Covid-19", sottolineava lo scienziato qualche giorno fa. Le prime restrizioni sono state poi effettivamente allentate in Italia da ieri.

Se la provincia di Hunan e Italia sono simili per dimensioni della popolazione, circa 60-70 milioni di abitanti, l'impatto dell'epidemia in queste due aree è stato molto diverso (ricordiamo che il primo focolaio in Cina è stato a Wuhan, che è in un'altra provincia, nella provincia di Hubei, ndr). Al momento della pubblicazione dello studio, l'Italia aveva il secondo più alto numero di decessi dopo gli Stati Uniti e si collocava al terzo posto per infezioni, secondo il Coronavirus Resource Center dell'Università Johns Hopkins. Il tutto contro poco più di 1.000 casi confermati nello Hunan.

l team di ricerca ha utilizzato i dati del database della John Hopkins fino al 2 aprile per mappare la tendenza dell'epidemia in Hunan e in Italia. Il modello usato dai ricercatori ha mostrato che potrebbero esserci in totale 3.369 casi - tra 840-8.013 - in Hunan, con la fine dell'epidemia già avvenuta intorno al 3 marzo. Contro le centinaia di migliaia di casi stimati in Italia e la fine prevista per l'inizio di agosto. Perché questa grande differenza? L'Italia potrebbe non aver implementato misure di prevenzione in tempo, ipotizzano i ricercatori, poiché il modello ha dimostrato che intervenire in anticipo nel caso dell'Hunan ha ridotto drasticamente i tassi di infezione. Il sospetto dei ricercatori è che l'Italia si sia mossa con ritardo notevole.

Gli autori dell'articolo hanno osservato che "dall'esperienza della Cina, varie misure di controllo, tra cui la diagnosi precoce e l'isolamento di individui con sintomi, le restrizioni dei movimenti, il monitoraggio medico e gli screening in entrata o in uscita, possono impedire efficacemente l'ulteriore diffusione di Covid-19". Gli autori non nascondo che lo studio che hanno portato avanti ha diversi limiti. Il primo balza agli occhi. E' assodato ormai che il numero di persone infette in Italia e altrove sia superiore al conteggio ufficiale (in alcune province lombarde il dato è ampiamente sottostimato). Inoltre potrebbero esserci altri fattori a influenzare la stima, come ad esempio l'effetto dei 'super-diffusori'. Nonostante ciò, Jia ha affermato che lo studio chiarisce abbondantemente un punto: "Vogliamo sottolineare che un intervento governativo precoce può ridurre notevolmente il numero di casi infetti, come evidenzia il confronto dei trend dell'epidemia in Hunan e in Italia".

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