rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità

Coronavirus, i primi test del vaccino italiano: "Gli anticorpi bloccano il virus"

Segnali incoraggianti, anche se è ancora prestissimo per trarre conclusioni di qualsiasi tipo. Ma dallo Spallanzani frenano: al momento “nessuna conclusione sull’efficacia del vaccino”

Ci sono buone notizie, segnali incoraggianti, anche se è ancora prestissimo per trarre conclusioni di qualsiasi tipo. "E' andata bene: il saggio effettuato sul virus di Covid-19 allo Spallanzani ci ha permesso di individuare i due 'candidati vaccini' più promettenti. Nel giro di due settimane avremo i risultati di un mega-studio in corso a Castel Romano che ci dirà quanto dura la risposta immunitaria innescata, e ci permetterà di individuare il vaccino migliore da portare in sviluppo. E, se tutto andrà bene, potremo iniziare gli studi sull'uomo dopo l'estate: vogliamo farli a Napoli, con il gruppo dell'oncologo Paolo Ascierto". Lo dice ad Adnkronos Salute Luigi Aurisicchio, fondatore e amministratore di Takis, azienda biotech di Castel Romano specializzata in vaccini anti-cancro, in corsa per un siero in grado di proteggere dal nuovo coronavirus.

La strada è lunga. Se il gruppo di Oxford e gli americani già hanno iniziato i test sull'uomo, Takis resta in gioco. "Avevamo messo a punto cinque candidati vaccini contro il virus Sars-Cov-2 - ricorda - che nei test sui topi hanno mostrato una forte immunogenicità, con una buona risposta anticorpale. Il saggio allo Spallanzani ci ha permesso di individuare i due che danno una risposta migliore: non è tanto la quantità di anticorpi, ma la qualità che è in grado di neutralizzare bene la regione 'chiave' della proteina Spike", l'arpione che il virus usa per penetrare nelle cellule. I candidati vaccini Takis contengono solo un frammento di Dna e sono basati proprio sulla proteina Spike, sfruttando una tecnologia chiamata elettroporazione: l'iniezione nel muscolo è seguita un brevissimo impulso elettrico che aumenta l'efficienza del vaccino stesso.

"E' vero, altri gruppi sono già ai trial sull'uomo - commenta Aurisicchio - ma noi abbiamo voluto valutare con un saggio funzionale direttamente sul virus l'efficacia dei nostri candidati. E lo potevamo fare solo allo Spallanzani. Questo ci ha permesso di individuare i due più promettenti. Nel giro di due settimane avremo altri risultati, frutto dello studio che si chiude oggi a Castel Romano. Un'azienda austriaca produrrà poi il vaccino su larga scala per avviare lo studio sull'uomo dopo l'estate. Ma la nostra speranza è quella di accedere al mega-finanziamento europeo che verrà annunciato oggi, mirato proprio allo sviluppo di un vaccino. E di riuscire a svilupparlo in Italia".

C'è una domanda forse banale ma che si stanno facendo in tanti in queste settimane. Ma perché tanti gruppi diversi sono in corsa e non si punta su una soluzione unica, convogliando vari fondi? "Questo sarebbe l'obiettivo dell'Oms. Ma c'è da dire - avverte Aurisicchio - che questo è un virus sconosciuto, e che ci sono varie tecnologie che possono produrre una risposta immunitaria qualitativamente diversa". Dobbiamo ancora capire quale sarà la migliore. "In Australia stanno sviluppando un vaccino basato sulla proteina Spike, che funziona bene come risposta immunitaria, ma meno sulla memoria immunitaria. A Oxford usano un vettore virale, approccio in genere molto promettente, ma con un neo: con questo vaccino dopo un paio di somministrazioni l'organismo riconosce e blocca il vettore, dunque se Covid-19 sarà solo il primo di una serie, questa tipologia di vaccino potrebbe non funzionare più contro un ipotetico Covid-22".

"Noi - spiega l'esperto - usiamo solo un pezzetto di Dna virale iniettato nel muscolo e sottoposto a elettroporazione. La nostra tecnologia è ripetibile nel tempo". Insomma, se questo coronavirus diventerà stagionale o il primo di una serie, "questa tecnologia potrà diventare lo standard" per l'immunizzazione. Nel frattempo, prima di passare all'uomo "faremo uno studio su scimmie e furetti. Inoltre questo vaccino è pensato anche per i gatti: vogliamo partire con uno studio, che deve ancora essere autorizzato, per vedere se il gatto immunizzato sviluppa anticorpi". Inoltre alla Takis hanno una backup strategy: "Se ci accorgiamo che il candidato selezionato non è in grado di indurre abbasta anticorpi neutralizzanti e dovesse dare una risposta alterata, allora abbiamo il secondo di riserva". Infine "bisogna tener conto anche della maneggevolezza dei vaccini basati sulla nostra tecnologia, che a differenza di quelli con vettori virali - conclude Aurisicchio - non hanno bisogno di un'importante catena del freddo per la conservazione".

Ma lo Spallanzani frena

Alle affermazioni di Aurisicchio ha replicato a stretto giro l'Istituto Spallanzani di Roma "sulla base dei dati sinora disponibili, per quanto a propria conoscenza, ritiene che non sia possibile giungere a conclusioni di qualunque natura sull'efficacia del potenziale candidato vaccinale". L'istituto "non ha redatto alcun report ufficiale e non ha ancora distribuito in maniera formale i risultati degli esami effettuati", fa sapere in una nota, precisando inoltre di aver "partecipato a una proposta di ricerca presentata da Takis all'interno di un bando 'urgente' lanciato alla Comunità europea, che non è stata finanziata. In vista della possibile partecipazione ad ulteriori bandi, sono state effettuate prove preliminari e parziali sulla risposta in termini di anticorpi neutralizzanti in topi inoculati con formulazioni iniziali di potenziali vaccini. I risultati di queste prove, tuttora in corso di valutazione, indicano che è possibile rilevare negli animali inoculati una risposta in termini di anticorpi neutralizzanti, il che è la premessa per lo sviluppo di un modello di studio basato sui consueti animali da esperimento". L'Istituto "sta al momento completando queste valutazioni preliminari, per decidere sull'opportunità di continuare questi studi e formalizzare accordi specifici". In ogni caso, l'Inmi "non ha redatto alcun report ufficiale e non ha ancora distribuito in maniera formale i risultati degli esami effettuati".

Quando sarà pronto un vaccino?

La corsa al vaccino per il Covid-19 è iniziata da tempo e nessuno può sapere chi vincerà la sfida. Il presidente degli Usa Donald Trump ha detto di credere che entro la fine dell'anno sarà disponibile un vaccino contro il coronavirus. ''Credo che molte aziende siano vicine'' alla messa a punto del vaccino, ha affermato Trump in un intervento su Fox News dal town hall del Lincoln Memorial a Washington. ''Siamo molto fiduciosi, avremo un vaccino alla fine dell'anno'', ha affermato. Giovedì il virologo Anthony Fauci aveva detto alla Cnn che un vaccino potrebbe essere pronto entro gennaio, aggiungendo però di ''non poterlo garantire''.

C'è anche chi prevede tempi molto più lunghi. Potrebbero essere necessari "anni" prima di avere un vaccino efficace contro il coronavirus: lo ha detto oggi il ministro tedesco della Sanità, Jens Spahn, non condividendo dunque l'ottimismo del presidente Usa Donald Trump, secondo il quale potremmo avere un vaccino "entro la fine dell'anno". "Sarei felice se fosse possibile averlo in pochi mesi, ma trovo che dobbiamo essere realistici. Potrebbero anche servire anni, perché possono esserci delusioni, lo abbiamo appreso con altri vacicni", ha commentato il ministro tedesco all'emittente televisiva Ard. "Lo sviluppo di un vaccino è uno dei compiti più difficili nel campo della medicina", ha aggiunto Spahn.

Coronavirus, parla il primo volontario che sta testando il vaccino: "Sento il peso del mondo"

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Coronavirus, i primi test del vaccino italiano: "Gli anticorpi bloccano il virus"

Today è in caricamento