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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Le Equilibriste: com’è dura essere mamme in Italia tra pochi servizi e tanta disparità

L’analisi di Save the Children mostra un peggioramento generale nel sostegno alle madri, in particolare per quanto riguarda l’area del lavoro e ancor più dei servizi all’infanzia, dove emergono forti diseguaglianze tra i vari territori, da Nord a Sud

Diventano madri sempre più tardi e sempre più spesso per farlo devono rinunciare a lavorare, sobbarcandosi quasi completamente da sole il peso della famiglia con pochissimi sostegni e una scarsa rete di servizi per la prima infanzia. A queste difficoltà si aggiungono poi i problemi legati alla disoccupazione, alle disparità di genere e alla diseguaglianza di servizi tra Nord e Sud.

Questa la drammatica fotografia dell'analisi “Le Equilibriste: la maternità in Italia”, diffusa oggi in occasione della Festa della Mamma da Save the Children. La ricerca include l’Indice delle Madri, elaborato dall’Istat per Save the Children, che identifica le Regioni in cui la condizione delle madri è peggiore o migliore sulla base di 11 indicatori rispetto a tre diverse dimensioni: quella della cura, del lavoro e dei servizi. Inoltre, anche quest’anno, l’indice evidenzia i principali mutamenti che hanno interessato la condizione delle madri dal 2004 ad oggi nei diversi territori.

Le Equilibriste: la maternità in Italia

In Italia sono quasi dieci milioni le donne con figli minorenni. Il nostro paese è in cima alla classifica europea per anzianità delle donne al primo parto con una media di 31 anni e il 43,2 per cento di quelle tra i 25 e i 49 anni con figli minorenni risulta non occupata. La scarsa rete di servizi e il poco sostegno alla maternità costringe buona parte del 40,9% delle madri con almeno un figlio a scegliere un regime di part-time pur di continuare ad avere un’occupazione lavorativa.

Sul benessere della madre in Italia pesano problemi “atavici”, che affondano le radici nelle pesanti disparità di genere nel nostro Paese: un tasso di disoccupazione femminile, ed in particolare delle madri, tra i più alti in Europa, l’impossibilità nel conciliare vita privata e impegni professionali, le radicate difficoltà di carriera e di crescita salariale, il forte squilibrio nei carichi familiari tra madri e padri, una scarsissima offerta di servizi educativi per l’infanzia. E non è un caso se l’Italia si trova al 70esimo posto (su 149 Paesi presi in esame) del Global Gender Gap Report 2018, perdendo ben 29 posizioni dal 2015. Questa situazione critica pesa ovviamente in misura maggiore sulle mamme più in difficoltà, ossia le donne che provengono da un contesto socio-economico disagiato, le mamme sole e quelle di origine straniera, per le quali ai problemi qui evidenziati si aggiungono spesso quelli delle barriere linguistiche, della mancanza di una rete familiare di sostegno e di un difficile accesso ai servizi sociali e sanitari.

Peggiora il sostegno alle madri in Italia

Save the Children denuncia un peggioramento generale nel sostegno alle madri, in particolare nell’area del lavoro e ancor di più dei servizi all’infanzia. I numeri della ricerca fanno emergere la notevole diseguaglianza tra territori che hanno comunque attivato politiche di sostegno, in particolare al lavoro femminile e ai servizi (prevalentemente al nord), e territori invece ancora troppo carenti da questo punto di vista (soprattutto al sud). Le Province autonome di Bolzano e Trento conservano negli anni i primi posti della classifica, seguite da Lombardia (3° posto, dall’8° dell’anno scorso), Valle D’Aosta (4°), Emilia Romagna (5°) e Friuli-Venezia Giulia (6°). Tra le regioni del Mezzogiorno fanalino di coda della classifica, la Calabria risulta quella dove è più complicato essere madri e perde due posizioni rispetto al 2017, preceduta da Sicilia (20° posto), Campania (che pur attestandosi al 19° posto guadagna due posizioni rispetto al 2017), Basilicata (18°) e Puglia (17°). L’indice mostra sempre valori sotto 90 per le regioni del Mezzogiorno e, complice la persistente crisi economica, registra un ulteriore progressivo peggioramento in particolare rispetto all'offerta di servizi all'infanzia e all'occupazione femminile, evidenziando quindi la necessità di un impegno politico più forte in questa parte del Paese finalizzato a colmare le diseguaglianze.

“Anche quest’anno la diffusione dell’indice sulla condizione delle madri, che presentiamo grazie alla collaborazione con Istat, rileva come in Italia, dove il numero di nuovi nati è in costante diminuzione, ci sia concretamente ancora poca attenzione alla maternità", dice Antonella Inverno, responsabile Policy e Law dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

"Il percorso nascita e la vita delle neomamme, soprattutto di quelle più in difficoltà perché in situazioni di povertà, o sole, o di origine straniera, sono costellati di difficoltà e la crescita dei figli viene vissuta oggi come un impegno che ricade in gran parte sulle donne. È necessario che l’impegno nella tutela della maternità, così come dell’infanzia, sia riconosciuto come un investimento per il futuro del Paese. Occorre una presa di coscienza delle istituzioni tutte, affinché si scardini questo circolo vizioso e la maternità possa essere per tutte le mamme e i loro bambini un momento di gioia e di serenità, senza il pesante aggravio di ostacoli di carattere economico e sociale"

Essere mamme al Nord e al Sud: un’Italia sempre a due velocità

Il divario Nord-Sud evidenziato dall'Indice delle Madri di Save the Children persiste anche nelle tre singole aree di indicatori prese in esame per ciascuna regione: cura, lavoro e servizi per l’infanzia.

A partire dal 2008, molte delle regioni hanno risentito dell’abbassamento del tasso di fecondità registrato in tutta Italia.

I dati dimostrano che oggi è ancora molto difficile per una madre conciliare vita professionale e cura dei figli. Se nella fascia d’età 25-49 anni infatti, le donne occupate senza figli sono il 64,3%, tra quelle con figli minorenni la percentuale scende al 56,8%. Il ricorso al part-time per le mamme sembra una scelta quasi obbligata. Nella stessa fascia d’età (25-49 anni) ne usufruisce il 26,3% di quelle senza figli, mentre la percentuale sale al 40,9% tra le mamme. Tra le donne con un figlio lavora part-time il 38,5%, tra quelle con due figli il 42,9% e tra quelle con tre o più figli il 43,7%.

Per quanto riguarda l’offerta territoriale delle varie regioni rispetto ai principali servizi educativi per l’infanzia, dal 2004 ad oggi si registra un costante peggioramento dovuto in particolare alle carenze relative a quelli per la prima infanzia pubblici. Quasi tutte le regioni riportano dati peggiori rispetto al 2004 (tranne le Province Autonome di Trento e Bolzano e il Friuli Venezia Giulia, che, in controtendenza, hanno registrato qualche miglioramento). Ancor più rilevante, in Italia, è l’enorme squilibrio territoriale nell'offerta del servizio: in diverse regioni del Centro-nord come Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna, Toscana e Provincia Autonoma di Trento, la soglia obiettivo del 33% dell’UE è stata ampiamente superata già da diversi anni; in altre, come ad esempio la Sardegna, la copertura è vicina al 30%. In molte regioni del Mezzogiorno, invece, l’obiettivo risulta ancora lontano.

Tre mosse per dare sostegno alla natalità

Mancanza di informazioni adeguate, solitudine, difficoltà di accesso alle strutture pubbliche di supporto, difficoltà di accesso al pediatra di base, sono alcuni dei problemi a cui si trovano a far fronte le neomamme in Italia, come denuncia Save the Children, che sottolinea l’assenza negli anni di interventi strutturali, soprattutto al Sud, dove l’occupazione femminile è ai minimi storici, e la mancanza, nel paese, di un investimento strategico per le donne e le madri, con scarsi segnali di una crescita culturale e sociale. Si parlerà di mamme equilibriste venerdì 10 maggio dalle 10 alle 17 presso la Casa dei Diritti del Comune di Milano in Via Edmondo De Amicis, 10 in occasione del seminario Ogni nascita è una storia.

“Negli anni sono stati varati diversi interventi una tantum, ma di scarsa efficacia. C’è bisogno di una vera politica di sostegno alla genitorialità sul medio e lungo termine. Save the Children propone un intervento in 3 mosse: aiutare subito le mamme più in difficoltà, a partire dai primi mille giorni di vita del bambino, garantendo un sostegno emotivo e materiale, anche in sinergia con gli interventi di contrasto alla povertà; valorizzare le migliori esperienze del mondo del lavoro, garantendo un congedo di paternità di almeno 10 giorni per riequilibrare fin da subito i carichi di cura e introducendo un sistema di family audit nel settore privato; promuovere il benessere del bambino e della famiglia fin dalla prima infanzia, assicurando l’assegnazione del pediatra di base prima delle dimissioni post parto per una continuità di cura e garantendo a tutti i bambini il diritto ad accedere ai servizi educativi del sistema integrato 0-6 anni” conclude Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-EU di Save the Children.

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