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Martedì, 19 Marzo 2024
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Dottoressa presa a pugni al pronto soccorso mentre sta operando: "Sono schifata"

Sconcertante quanto avvenuto al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. Lo sfogo del chirurgo: "Non ho paura, spero di tornare presto a lavorare perché siamo in pochi"

Stava suturando il braccio di un giovane paziente, tagliatosi nel corso di un incidente domestico, e aveva chiesto che venisse allontanata una parente del ragazzo che stazionava davanti alla sala suture. Questo ha fatto scattare la reazione della donna che - secondo la ricostruzione degli addetti dell'ospedale che erano lì - ha aggredito la dottoressa prendendola a pugni e rompendole il setto nasale.

La prognosi per lei, un chirurgo donna del pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, è di almeno 30 giorni. E' successo stanotte. 

Dottoressa aggredita all'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli: il suo sfogo

La donna ferita ha fatto sapere di essere "schifata", ma anche di voler tornare quanto prima a lavorare, questo soprattutto perché nell'ospedale c'è carenza di personale: "Sono schifata ma, come ho detto a mia madre che mi ha chiamato dalla Calabria, non ho paura e spero di tornare presto a riempire la mia casella nei turni del pronto soccorso, perché siamo in pochi e lavoriamo al limite - ha affermato all'Ansa il medico aggredito -. Ho una frattura alle ossa nasali ma fortunatamente pare che non dovrò operarmi. Sto facendo gli esami, oggi faccio la paziente".

La direzione generale dell'Asl ha già avviato una verifica interna per ricostruire con esattezza quanto accaduto.

"L'aggressione di questa notte è un gesto vile e indegno. Ho sentito la dottoressa e le ho personalmente garantito che l'azienda è e sarà al suo fianco anche in tribunale. Niente può giustificare quanto accaduto, un fatto che al di là del trauma fisico ed emotivo cagionato, mette a rischio l'assistenza", ha commentato il direttore generale dell'Asl Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva. "Chi ha aggredito la dottoressa - ha aggiunto Verdoliva - ha aggredito ciascun medico, ciascuna infermiera e operatore dell'Asl Napoli 1 Centro, ma soprattutto ha tolto ad altri pazienti il diritto di essere assistiti".

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"Desidero esprimere la mia solidarietà e vicinanza alla dottoressa dell'ospedale San Giovanni Bosco che ha subito la scorsa notte una vile e gravissima aggressione – ha detto invece il presidente della Campania Vincenzo De Luca –. Ancora un atto di violenza nei confronti di un medico che sta svolgendo con impegno e dedizione il proprio lavoro, e ancora nel pronto soccorso dell'ospedale. Solidarietà anche all'intero personale medico e sanitario che lavorano nel presidio. Ancora una volta, nel ripetersi di episodi che condanniamo e denunciamo, ricordiamo che da oltre un anno abbiamo presentato la richiesta formale, tramite la Prefettura, per l'istituzione di un posto di polizia al San Giovanni Bosco. Episodi come quello di stanotte non sono più tollerabili".

Il ddl contro le aggressioni a medici e infermieri è fermo in Senato

Se le aggressioni al personale sanitario negli ospedali sono all'ordine del giorno, sul punto la politica latita. Come spiegavamo ieri in questo articolo, tra i provvedimenti che rischiano di venire ritardati o messi in pausa a tempo indeterminato dalla crisi di governo ce ne sono anche alcuni che riguardano da vicino il Servizio sanitario nazionale, come il ddl contro le aggressioni al personale sanitario, rimasto fermo in Senato dopo il via libera della Commissione Igiene e Sanità.

La denuncia arriva dal presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, che ha espresso la propria preoccupazione in questo particolare momento politico: "Siamo preoccupati - ha detto Filippo Anelli -. Ci sarà comunque un rallentamento del ddl sulle aggressioni agli operatori sanitari. Avevamo più volte sollecitato i presidenti di Camera e Senato a fare pressioni per accelerare, perché è un provvedimento molto atteso dai colleghi e dai professionisti della sanità. Una norma che, oltre ad aumentare le pene, avrebbe permesso di procedere d'ufficio contro chi commette le aggressioni. Un modo per superare le difficoltà che hanno le vittime nel denunciare".

Medico preso a forbiciate in testa da un paziente

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