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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Rifiutare acqua e cibo legale anche in Italia", la storia di Noa riapre il dibattito sull'eutanasia

Una diciassettenne olandese si è lasciata morire rifiutando cibo e acqua: non sopportava le cicatrici di una violenza subita da bambina. Il caso accende il dibattito anche in Italia. Cappato: "Possibilità contemplata anche in Italia"

Noa Pothoven è morta domenica nella sua casa di Arnhem con la presunta assistenza medica fornita da una clinica specializzata. La ragazza, che aveva dichiarato di non sopportare più di vivere a causa di una violenza subita da bambina, si sarebbe lasciata morire di fame e di sete. Sul caso tuttavia emergono dettagli ancora oscuri e il ministero della Salute dei Paesi Bassi ha avviato "un'ispezione sanitaria per verificare se sia necessario aprire un'indagine".

L'ispezione, ha precisato il portavoce all'agenzia Ansa, non riguarda l'eutanasia, ma intende accertare "il tipo di cure ricevute da Noa e se ci sia stato qualche errore" nei trattamenti somministrati.

Noa Pothoven secondo i medici soffriva di stress post traumatico e di anoressia e aveva intrapreso una lunga battaglia legale per l'eutanasia. In Olanda infatti la pratica è legale e può essere accordata a partire dai 12 anni di età, ma solo dopo che un medico abbia certificato che la sofferenza del paziente è insopportabile e senza via di uscita. Nel 2017, circa 6.585 persone hanno chiesto e ottenuto l'eutanasia in Olanda, circa il 4,4 per cento dei decessi totali nel Paese, secondo un comitato che si occupa di monitorare il fenomeno.

Ma per Noa le porte legali del suicidio assistito non si erano aperte: un clinica dell'Aja aveva rifiutato la richiesta di eutanasia per la sua giovane età e per la natura del problema. Dopo il rifiuto Noa ha scelto di lasciarsi morire smettendo di mangiare e bere.

Noa Pothoven: "Respiro, ma non vivo più"

In un ultimo post lasciato sul proprio account Instagram (poi cancellato) la ragazza aveva voluto salutare i suoi amici. "Ora ho smesso di mangiare e bere -scriveva spiegando la propria decisione- non sono davvero viva da così tanto tempo, sopravvivo, respiro ancora ma non sono più viva". "Sto salutando le persone più importanti della mia vita, sono molto debole e mi dedico alle persone più importanti. Questa è la mia decisione ed è definitiva". 

Per combattere la sofferenza iniziata dopo il terribile trauma infantile aveva scritto anche con un libro autobiografico intitolato "Vincere o imparare", in cui aveva trovato la forza di raccontare il disagio, i ricoveri forzati e i tentativi di suicidio.

Il caso di Noa ha tuttavia riaperto una ferita sempre aperta inerente al dibattito sull'eutanasia che in maniera ricorrente si affaccia nel dibattito pubblico.

L'eutanasia in Italia

Lo stesso Papa Francesco, intervenendo su Twitter, ha spiegato come "l’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti. La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi, ma prendersi cura e amare per ridare la speranza."

Ma come sottolinea Marco Cappato dell'associazione Luca Coscioni, da anni in prima linea per i trattamenti di fine vita, la possibilità di lasciarsi morire "interrompendo nutrizione e idratazione è una possibilità contemplata anche in Italia".

"Qualsiasi persona che rifiuta nutrimento e idratazione non può essere costretta da alcuna autorità all'idratazione e nutrizione forzata, a meno di Trattamento Sanitario Obbligatorio su persona incapace di intendere e di volere".

L'esponente radicale si richiama all'articolo 32 della Costituzione che stabilisce come "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge".

Va infatti ricordato come l'eutanasia attiva in Italia è assimilabile all'omicidio volontario e anche nel caso in cui si riesca a dimostrare il consenso del malato, le pene previste dall’articolo 579 del codice penale vanno comunque dai sei ai quindici anni.

Se anche il suicidio assistito è considerato un reato, "Istigazione o aiuto al suicidio", il Tribunale di Milano ha stabilito nel 2017 che non si può ostacolare la volontà di chi vuole recarsi all’estero per ottenere il suicidio assistito.

Nel caso di eutanasia passiva, pur essendo anch’essa proibita, la difficoltà nel dimostrare la colpevolezza la rende più sfuggente a eventuali denunce.

In Parlamento sono tuttavia depositate diverse proposte di legge, su esplicito richiamo della Corte costituzionale dopo il caso di Dj Fabo, che prevedono la possibilità di accesso al percorso eutanasico solo per le persone maggiorenni e portatrici di malattie fisiche terminali o inguaribili.

Va ricordato che lo scorso Maggio aveva trovato per la prima volta applicazione in Italia del cosidetto "biotestamento" mentre proprio oggi un progetto di legge sull'eutanasia -primo firmatario Doriana Sarli (M5s)- con l'obiettivo di "compiere un passo avanti in tema di diritti civili e di libertà" è stata assegnata in Commissione alla Camera.

Il testo della nuova proposta di legge consentirebbe il trattamento eutanasico solo nel caso di patologia con prognosi infausta, escludento tuttavia patologie di natura psichiatrica o psicologica.

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