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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Per la Consulta non è illegittimo il divieto di procreazione assistita per le coppie gay

La Corte Costituzionale ha respinto le questioni di legittimità sollevate sulla legge 40 là dove vieta alle coppie omosessuali di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. L’avvocato di una coppia: “L’esito negativo è in linea con i tempi che corrono”

La Corte costituzionale ha stabilito che è legittimo impedire alle coppie gay l’accesso alla fecondazione assistita. La decisione dopo la discussione sulle questioni sollevate dai Tribunali di Pordenone e di Bolzano sulla legittimità costituzionale della legge n. 40 del 2004 là dove vieta alle coppie omosessuali di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Al termine della discussione in camera di consiglio le questioni sono state dichiarate non fondate e la Corte ha ritenuto che le disposizioni censurate non siano in contrasto con i principi costituzionali invocati dai due Tribunali. Per conoscere le motivazioni di tale decisione bisognerà aspettare che la sentenza sia depositata.

L'avvocato di una coppia: "Aspettiamo le motivazioni"

"L'esito era temuto. Evidentemente si tratta di una sconfitta, ma è prematuro commentarla", ha scritto su Facebook l'avvocato Alexander Schuster che assiste una coppia di donne di Bolzano. "Il diritto costituzionale è una scienza giuridica: si caratterizza - ha aggiunto Schuster – per rigore logico e per un dialogo con le altre scienze, tra cui la psicologia, che ci dice che i bambini crescono bene anche con due madri. I nostri argomenti erano forti, speriamo lo siano anche quelli per contrastarli". Schuster ha poi aggiunto: “Il vero significato di questa sentenza dipenderà dalle motivazioni. Io personalmente desidero esprimermi dopo averle lette e cioè quando usciranno tra alcune settimane. Potrebbe essere una cosiddetta sentenza monito, il che non sarebbe una sconfitta, anzi. La Corte potrebbe invitare il Parlamento a mettere mano a una legge non adeguata ai tempi, smantellata pezzo dopo pezzo, al punto che oramai è necessario ripensarla. E al Parlamento giustamente spetterebbe questo compito. Il problema? Il Parlamento non dà mai seguito a questi moniti, il caso Cappato docet. E al terzo monito la norma è dichiarata incostituzionale. Vedasi la 'saga' del cognome della madre per i figli". "Oppure potrebbe essere una sentenza che - ha sostenuto l'avvocato - chiude categoricamente, che condanna la mia cliente del caso di Bolzano al suo destino tutto italiano. La mia madre, che ho chiamato in udienza Teresa, può diventare madre genetica solo se ama un'altra donna, perché nessun uomo potrà mai accogliere il suo ovocita e dare luce a un bambino".

Infine, conclude Schuster, “l’'esito negativo è in linea con i tempi che corrono, con chi dice che queste donne, queste famiglie, questi desideri naturali di divenire madre non esistono, che il legislatore può fare sostanzialmente come ritiene opportuno. Si tratta di una sconfitta non solo per le coppie lesbiche, ma anche per le donne single. In Italia i paletti limitano tutte le donne, non solo quelle lesbiche". Per l’avvocato "l'unica certezza è che, amaramente, ogni speranza di tutelare i diritti di queste donne a divenire madri va riposta semmai in un giudice europeo. E se si vincesse sarebbe comunque una sconfitta, l'ennesima, per il diritto italiano e per la nostra cultura giuridica".

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