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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Giovanni è nato senza una tibia, l'appello della mamma: "Aiutatemi a portarlo in America"

L'appello della mamma di questo bimbo di 22 mesi per trovare i fondi necessari a portare il figlio negli Stati Uniti per farlo visitare una luminare che potrebbe fargli avere una tibia artificiale

Il piccolo Giovanni - due anni il prossimo 3 novembre - è nato con una gravissima malformazione, che colpisce un bambino su un milione: non ha la tibia. Dal giorno della sua nascita, la sua famiglia, residente a Piazzola sul Brenta, non si è mai arresa, tra ricoveri, operazioni e cure costosissime. Adesso l'obiettivo è portare Giovanni negli Stati Uniti da uno specialista, un luminare nei trattamenti di questa malformazione, per poter iniziare, in collaborazione con l'Australia, la realizzazione con stampa in 3d di una tibia artificiale. 

Per questo è stata lanciata una raccolta fonti. La campagna, aperta dalla mamma del bimbo, Erika Molinarolo di Tremignon, si chiama "Diamo il meglio a Giovanni"

La malattia di Giovanni si chiama 'emimelia tibiale'. "Fin dal ventesimo giorno di vita ci siamo spostati settimanalmente da Piazzola all'ospedale Gaslini di Genova per delle gessature - racconta la mamma - in previsione di un futuro intervento. Sono seguiti tutori mantenitivi per tenere ossa e muscolatura. Fortunatamente Giovanni ha saputo di avere la rotula dopo una risonanza magnetica e una tac". Lo scorso marzo, sempre al Gaslini, il primo intervento: in quattro ore e mezza i medici hanno cercato di allineare la gamba destra e tibializzare il perone, scongiurando il terribile rischio di un'amputazione. Dopo mesi di fisioterapia Giovanni, a 22 mesi, ha imparato a camminare, lasciandosi andare senza supporti". 

Ora Erika vorrebbe portare il figlio in America, dal medico specialista Paley, luminare nei trattamenti della malformazione: con il parere favorevole, in Australia potrebbe essere costruita per Giovanni una tibia artificiale grazie alla stampa 3D. “Viaggio e cure hanno dei costi insostenibili per noi genitori - spiega la mamma padovana - Dai 100mila ai 250mila euro. Per questo motivo molti genitori scelgono l'amputazione, perché non possono sostenere tali spese. Il primo intervento, che avrebbe dovuto fare in America, siamo riusciti a farlo a Genova grazie al Servizio sanitario nazionale ed è già un gran passo”. Ora la famiglia chiede l'aiuto della comunità per dare una speranza al piccolo Giovanni. 

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