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Martedì, 23 Aprile 2024
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Infanzia negata per un bimbo su 3 nel mondo: i paesi dove è più o meno facile essere bambini

Alla vigilia della Giornata Internazionale dei bambini (1 giugno), Save the Children diffonde un rapporto sulle condizioni dell’infanzia nel mondo e stila la classifica: la Repubblica Centrafricana è il paese più a rischio per i minori, Singapore invece è il migliore (l’Italia è ottava)

Oggi 690 milioni di minori si vedono negare quello che è un loro diritto fondamentale: vivere l’infanzia. Bambine e bambini che muoiono troppo presto a causa di malattie facilmente curabili e prevenibili, che non hanno cibo adeguato per vincere la malnutrizione, che non possono studiare e andare a scuola, che sono costretti a lavorare o a sposarsi precocemente. Questo succede oggi per quasi un bambino su tre al mondo e nei paesi dove ci sono conflitti in atto in un solo anno 53mila bambini sono già morti in seguito alle violenze.

La Repubblica Centrafricana è il Paese al mondo dove le condizioni di vita per i bambini sono le peggiori; a seguire Niger e Ciad, con altri dieci Stati africani, di cui sei colpiti da conflitti, ad occupare gli ultimi dieci posti della classifica dei Paesi dove l’infanzia incontra le condizioni migliori, stilata per il terzo anno consecutivo da Save the Children. Al contrario, il Paese più a misura di bambino è Singapore, seguito da Svezia e Finlandia con l’Italia all’ottavo posto in graduatoria, in linea con lo scorso anno, peggio solo di Irlanda, Germania, Slovenia e Norvegia, oltre che dei tre sul podio, sebbene nel nostro Paese oggi si contino 1,2 milioni di minori in povertà assoluta.

Sono i dati del nuovo rapporto di Save the Children sulle condizioni dei bambini nel mondo diffuso alla vigilia della Giornata internazionale dei bambini, che ricorre il 1 giugno, in occasione del Centenario dell’Organizzazione. Il rapporto, oltre a scattare un’istantanea della condizione attuale dell’infanzia nel mondo, si sofferma sui progressi significativi compiuti negli ultimi 20 anni per tutelare i diritti dei bambini. Nel 2000, si legge infatti nel rapporto, i minori derubati della propria infanzia erano 970 milioni, un numero che oggi si è ridotto di 280 milioni, assestandosi a quota 690 milioni.

Negli ultimi 20 anni ci sono stati progressi ma non basta

"Rispetto al passato, le condizioni di vita dei bambini, in tutto il pianeta, stanno facendo registrare miglioramenti enormi: si tratta di una notizia importantissima, che dimostra chiaramente che quando si intraprendono i passi giusti e si mettono in campo le azioni necessarie si possono ottenere risultati straordinari per assicurare un futuro a milioni di minori, anche nei Paesi più poveri e nei contesti più complicati – afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children - Tuttavia, il lavoro è tutt’altro che compiuto perché sono ancora troppi i bambini che continuano a essere privati dell’infanzia che meritano e che soffrono terribilmente a causa di guerre, povertà, cambiamenti climatici. Per questo è fondamentale che i leader mondiali, che nel 2015 si sono impegnati a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030, facciano ancora di più e mettano in campo ogni sforzo possibile perché nessun bambino al mondo venga più lasciato indietro”.

Rispetto a 20 anni fa, emerge dal nuovo rapporto di Save the Children, si registrano 4,4 milioni di morti infantili all’anno in meno; il numero di bambini colpiti dalla malnutrizione è sceso di 49 milioni; si contano 115 milioni di bambini in meno tagliati fuori dall’educazione e 94 milioni in meno coinvolti in varie forme di lavoro minorile. E, ancora, rispetto a venti anni fa, il numero di spose bambine si è ridotto di 10 milioni e quello delle gravidanze precoci, che mettono a forte rischio le vite sia delle mamme che degli stessi bambini, di 3 milioni. Sierra Leone, Ruanda, Etiopia e Niger – con quest’ultimo che rispetto allo scorso anno ha abbandonato l’ultimo posto nella classifica elaborata da Save the Children – i Paesi al mondo che hanno fatto registrare i maggiori progressi in termini di tutela dell’infanzia.

Sempre più bambini soffrono a causa dei conflitti

Di contro, peggiorano di gran lunga le condizioni dei bambini coinvolti nelle aree di conflitto. Oggi, nel mondo, sono circa 31 milioni i minori che sono stati costretti a fuggire dalle proprie case nel tentativo di mettere in salvo la propria vita, e solo nel 2016 sono stati uccisi 53.000 bambini in seguito alle violenze, di cui il 64% in Medio Oriente e Nord Africa. Non a caso la Siria figura tra gli unici tre paesi al mondo (insieme a Venezuela e Trinidad e Tobago) dove, secondo la graduatoria di Save the Children, le condizioni di vita per i bambini, negli ultimi 20 anni, non hanno subito alcun tipo di miglioramento, con lo Yemen che si segnala invece per le forti difficoltà nel reperire dati aggiornati, a causa del devastante conflitto in corso nel paese ormai dal 2015.

Milioni di bambini ancora a rischio

Ogni giorno, nel mondo, emerge dal rapporto di Save the Children, 15mila bambini perdono la vita prima di compiere i 5 anni di età. Tra le cause principali la polmonite, che solo nel 2017 ha provocato la morte di oltre 800 mila bambini e che si rivela quindi una infezione letale che uccide più di diarrea, malaria e Hiv messe insieme. Circa 1 bambino su 4 sotto i 5 anni, inoltre, pari a 152 milioni di bambini al mondo, risulta attualmente affetto da malnutrizione, con gravissime ripercussioni sulla propria crescita e sul proprio futuro. Tra i paesi al mondo dove il fardello della malnutrizione è più pesante quelli dell’Africa subsahariana, dove il numero di minori malnutriti, in 20 anni, è aumentato da 50 a 59 milioni.

Uno degli indicatori presi in esame dalla classifica stilata da Save the Children riguarda poi l’educazione e rivela che 1 bambino su 6, al mondo, è tagliato fuori da scuola primaria e secondaria, pari a 262 milioni di bambini. Una percentuale che si alza ulteriormente nei paesi più poveri, dove non va a scuola 1 bambino su 3, e tra i minori rifugiati (1 su 2 privato della possibilità di studiare). Sono invece 152 milioni, 1 su 10 al mondo, di cui circa il 50% in Africa, i minori coinvolti nella piaga del lavoro minorile, condannati pertanto a rinunciare a vivere la propria condizione di bambini, di cui quasi la metà costretti a svolgere lavori pesanti e pericolosi che ne mettono a grave rischio la salute e la sicurezza.

Ad avere un impatto devastante sulle vite dei minori, sottolinea infine il rapporto, anche la piaga dei matrimoni e delle gravidanze precoci, con 37 milioni di spose bambine stimate nel 2017 e 13 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni che nel 2016 hanno messo al mondo un figlio, esposte a gravi rischi per la loro salute e per quella dei loro bambini e costrette a rinunciare troppo presto a costruirsi il futuro che meritano.

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