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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Lavora per 13 ore al giorno, lo pagano 650 euro al mese

Nuovo caso di sfruttamento scoperto nel Brindisino: due arresti

Costretto a lavorare per più di 13-14 ore al giorno, a partire dalle 5 del mattino, per 1,50 euro l'ora, senza alcun diritto. Un nuovo caso di sfruttamento sul lavoro scoperto dai carabinieri in una masseria nelle campagne di Tuturano, nel Brinsino, dove un pastore di 20 anni originario del Gambia, di fatto, era ridotto in schiavitù. 

I militari hanno arrestato un uomo di 51 anni Adriano Vitale, di Tuturano, già noto alle forze dell’ordine per diverse vicende di natura penale anche di tipo associativo e la convivente, la 37enne Patrizia Carrozzo, titolare dell'allevamento di ovini. 

Da quanto appurato dai militari, il lavoratore dormiva su un misero giaciglio. Lavorava dalla mattina alla sera senza riposo settimanale e senza ferie. In tutto riusciva a portare a casa 650 euro al mese. A patto però di lavorare in condizioni disumane. 

Nel corso delle indagini è emerso che il giovane, munito di permesso di soggiorno, rilasciato per motivi umanitari e scaduto nel maggio scorso, è stato impiegato in seno all’azienda zootecnica a decorrere dal maggio 2018 nella pulizia delle stalle, nella mungitura e nell’accudimento degli ovini, circa 400 capi, che conduceva quotidianamente al pascolo la mattina e il pomeriggio. 

Sfruttamento pastore Tuturano-2-2

Il pastore, appartenente alla schiera degli “invisibili”, “è stato pertanto sfruttato a seguito del suo accertato stato di bisogno – si legge in una nota del comando provinciale dell’Arma - vivendo in disumane e degradanti situazioni alloggiative nell’ambito della masseria”.

Le indagini

A Vitale viene contestato di aver reclutato in qualità di addetto alla custodia degli animali, con compenso irrisorio dal maggio 2018 il giovane africano. L’uomo, approfittando dello stato di bisogno in cui versava il lavoratore, situazione derivante dalla necessità di assunzione per la richiesta del rilascio di documentazione idonea alla permanenza sul territorio nazionale, lo occupava destinandolo al lavoro presso l’impresa agricola della compagna, in assenza di regolare contratto di lavoro, senza misure di tutela in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, con una retribuzione risibile e senza riposo settimanale e ferie.

Il lavoratore credeva di essere regolarmente assunto

Alla donna viene anche contestato di aver fatto credere al lavoratore extracomunitario, di essere stato regolarmente assunto da altra azienda agricola della zona, il tutto con la complicità dell’amministratore di tale azienda che è stato deferito per favoreggiamento dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Il tutto approfittando della scarsa conoscenza della lingua italiana da parte del lavoratore e della assoluta fiducia che questi riversava nei suoi datori di lavoro.

Nel corso dell’attività, sono state accertate a carico degli indagati violazioni sia in materia di reati ambientali, quali lo smaltimento illecito di rifiuti e l’incendio di rifiuti nella masseria, poiché è stato smaltito illecitamente, con sversamento nel terreno e mediante incendio, materiale plastico, biologico proveniente dalle pulizie delle stalle ovine, sia in relazione alle condizioni di lavoro particolarmente onerose del giovane africano, che riguardano il testo unico sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e la mancata formazione, l’addestramento e il rispetto della normativa contrattuale.

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