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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Comandano i terroni": la (stupida) prima pagina di Libero

"Ai meridionali tre cariche istituzionali su quattro. Ecco perché Salvini ha tutti contro", si legge sul quotidiano fondato e diretto da Vittorio Feltri, che fa un'analisi insensata e provocatoria dei rapporti di forza tra meridionali e settentrionali nel governo

Libero ha il gusto della provocazione, non lo scopriamo certo oggi. Spesso il quotidiano diretto da Vittorio Feltri e Pietro Senaldi - sarà per il calo delle vendite, sarà per "vocazione"... - cerca di attrarre l'attenzione con titoli ad effetto (qui e qui alcuni esempi). Titoli che non di rado sfociano nell'insensatezza, nel cattivo gusto, superando il limite della decenza. E' il caso di oggi, venerdì 11 gennaio: Libero titola a tutta pagina "Comandano i terroni", usando questo appellativo caricato di una connotazione spregiativa per gli italiani del Sud per fare un'analisi (insensata e provocatoria a parer nostro) dei rapporti di forza tra meridionali e settentrionali nel governo.

"Ai meridionali tre cariche istituzionali su quattro", scrive il quotidiano evidenziando la superiorità numerica di "quelli del Mezzogiorno" ed elencando le alte cariche dello Stato e i ministri nati e cresciuti al Sud. "Mattarella capo dello Stato, Conte premier e Fico presidente della Camera sono del Sud - si precisa nel sommario -. Ecco perché Salvini ha tutti contro". Come se, automaticamente, essere del Sud significasse necessariamente essere contro la Lega e i settentrionali. E viceversa. Una contrapposizione davvero puerile e insensata. Una logica da coro da stadio più che da quotidiano che deve dar conto del confronto politico.

Libero e la prima pagina "Comandano i terroni"

Azzurra Noemi Barbuto, autrice dell'articolo, dopo poche righe ci tiene a chiarire: "Sottolineo questo trend con fierezza, poiché sono terrona anch’io, pur non essendo una tifosa del derby Nord-Sud e non appassionandomi a romantici e noiosi campalinismi ormai desueti". Non ci sarebbe nessun intento discriminatorio, dunque. Ci crediamo poco. Anche perché subito dopo il quotidiano stila la lunga lista dei "terroni". Si parte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, poi Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, e poi Roberto Fico, presidente della Camera. Si prosegue con il vicepremier M5s Luigi Di Maio e poi, ancora, con i ministri: Barbara Lezzi (Sud), Alfonso Bonafede (Giustizia), Sergio Costa (Ambiente), Giulia Grillo (Salute), Giulia Bongiorno (Pubblica amministrazione), Paolo Savona (Affari europei). E leggiamo anche che "nel governo il connubio tra settentrionali e meridionali non è stato mai così spiccato, su 18 ministri ben 7 sono terroni e 3 di Roma".

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Di Maio: "A Libero anche i soldi dei terroni, ma finiranno"

La prima pagina di Libero di oggi diventa prima un caso social - è la polemica del giorno su Twitter e Facebook - e poi politico. Luigi Di Maio, uno dei "terroni" menzionati da Libero, è il primo a prendere posizione. "Buongiorno con la prima pagina di Libero, giornale finanziato con soldi pubblici, anche quelli dei terroni. Questa è la preziosa informazione da tutelare con i vostri soldi! Ma tranquilli: abbiamo già iniziato a togliergliene da quest'anno e nel giro di 3 anni arriveranno a zero. P.S. Anche questa volta l'Ordine dei giornalisti rimarrà in silenzio?", scrive su Facebook. "Questo non è giornalismo, non è informazione", gli fa eco su Twitter il capogruppo del Movimento 5 stelle alla Camera, Francesco D'Uva.

Questa, invece, la nota dell'Ordine dei giornalisti: "Due modi diversi di voler male al giornalismo e di essere irrispettosi dei cittadini che hanno il diritto di essere correttamente informati. Per il titolo strillato del quotidiano Libero e i relativi contenuti è stata già predisposta la segnalazione al consiglio territoriale di disciplina. Recentemente il Tribunale di Milano ha confermato, su uno dei tanti brutti titoli di Libero che costituiscono un caso, una sanzione emessa dall'ordine dei giornalisti". L'Odg, nelle parole del suo presidente Carlo Verna, critica però anche il commento del vicepremier grillino (che ha colto l'occasione per ribadire il taglio dei contributi pubblici all’editoria): "E' altrettanto inaccettabile il post di Luigi Di Maio che, strumentalizzando la vicenda, torna a compiacersi per i tagli al sostegno all’editoria. Attendiamo che il premier Conte e il sottosegretario Crimi attivino quel tavolo di ragionamento critico sui tagli all’editoria promesso in diretta dal Presidente del Consiglio durante la conferenza di fine anno. Imputare le colpe del quotidiano Libero a tutta la stampa libera è purtroppo perfettamente in linea con gli insulti generalizzati per i quali Di Maio è a sua volta atteso da un consiglio di disciplina".

La replica di Vittorio Feltri: "Di Maio illetterato"

Nel pomeriggio, dopo le polemiche, è arrivata la replica del direttore editoriale di Libero, Vittorio Feltri. "Non mi sorprende Di Maio, che sicuramente non è analfabeta, ma illetterato, altrimenti saprebbe che terrone è termine colloquiale, scherzoso, senza valenze negative (sic!), come polentone", dice all'AdnKronos. "Nel nostro articolo non c'è alcuna connotazione negativa visto che diciamo come dal sud hanno preso tante cariche, pur non contando un ca... economicamente", assicura il direttore editoriale di Libero. "Il problema - spiega rivolgendosi ai Cinque Stelle - è che sono ignoranti come travi". "Di Maio, se sapesse leggere avrebbe letto l'articolo della giornalista che è una leggermente calabrese, di Reggio Calabria e non se ne vergogna", sottolinea Feltri. Che aggiunge come "inoltre la giornalista che lo ha firmato scrive anche 'polentone' e nessuno se ne è lamentato".

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