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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Mamma dopo tre tumori: la gravidanza impossibile di una avvocatessa di Salerno

Nessun ginecologo ha voluto assumersi la responsabilità di seguirla, visto il quadro clinico molto complesso, finché non è arrivata all'unità operativa "Gravidanze a rischio" dell'ospedale di Salerno

Quando a 43 anni un'avvocatessa salernitana ha scoperto di essere rimasta incinta, nessun ginecologo ha voluto assumersi la responsabilità di seguirla. La sua situazione era veramente critica: dopo aver già subito tre interventi di asportazione di tumori benigni ed essersi sottoposta alla ricostruzione dell’utero, affetta da placenta accreta – una patologia che può mettere a rischio la vita della partoriente – da trombofilia dovuta ad un’alterazione della coagulazione del sangue e da sindrome di Gitelman, che comporta una grave perdita di magnesio e di potassio, la gravidanza sembrava spacciata poiché l’utero rischiava di rompersi in qualsiasi momento.

Lo scorso 15 febbraio però la donna ha dato alla luce una bimba di un chilo e 980 grammi, nata grazie all'equipe guidata dal professor Raffaele Petta, direttore dell'Unità operativa "Gravidanza a rischio" dell'ospedale Ruggi di Salerno. Petta aveva preso in cura la paziente, monitorando costantemente la delicatissima gravidanza vista la complessità del quadro clinico. Madre e figlia stanno bene e presto potranno tornare a casa. 

“Avevo appena 27 anni quando mi sottoposi al primo intervento per rimuovere nove fibromi - ha raccontato la donna - Anni dopo dovevo sottopormi alla ricostruzione dell’utero ma, quell’intervento, non andò bene poiché il primario, vista la gravità della situazione, voleva procedere ad un’isterectomia per la quale, però, non prestai il consenso. Infine, nel 2010, il terzo intervento dove, dopo la rimozione di 40 fibromi, sono stata sottoposta alla ricostruzione dell’utero. Inaspettatamente, lo scorso giugno, ho scoperto di essere incinta e sono arrivata alle cure del dottor Raffaele Petta dopo che altri ginecologi hanno rifiutato di seguirmi. Se oggi sono diventata madre lo devo solo a lui”.

Soddisfatto il professore Petta: “La paziente è stata costantemente monitorata attraverso tutti i controlli del caso: le maggiori difficoltà erano legate alla condizione dell’utero, che rischiava di rompersi in qualsiasi momento e alla presenza della placenta accreta, cioè la placenta che si infiltra nella parete dell'utero e non si stacca dopo la nascita del bambino. Si tratta – prosegue il Primario – di una patologia che, sulla scala del rischio, appare molto grave facendo registrare un tasso di mortalità che si aggira tra il 7 e il 10%”. Con questo intervento, il Reparto di “Gravidanza a rischio” del Ruggi di Salerno si conferma centro d’eccellenza a livello nazionale e non è infatti un caso che, proprio al Ruggi, sia stata “dirottata” una paziente con una gravidanza gemellare molto delicata dovuta alla presenza di una sola placenta e con flusso patologico. “La paziente – spiega il professore Petta – si era rivolta ad un Centro specializzato di Milano che l’ha invece indirizzata al nostro Reparto ritenendolo adeguato in relazione alla complessità del quadro clinico”

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