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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus, Galli: "Milano è una bomba, gli infettati tornano in circolazione"

Massimo Galli, direttore malattie infettive dell'ospedale Sacco: "Se non passa la cultura della responsabilità passeremo dei guai. Mi aspetto di vedere una crescita dei casi". Le immagini dei Navigli con gruppetti di persone all'ora dell'aperitivo fanno discutere

"Se non passa la cultura della responsabilità passeremo dei guai". Così Massimo Galli, direttore malattie infettive dell'ospedale Sacco (Milano) e una delle voci più autorevoli di questi mesi, in collegamento con Agorà su Rai3, commenta le immagini dei Navigli con gruppetti di persone fermi a parlare nel pomeriggio e nella serata di ieri. "E' la cronaca di un evento annunciato - osserva - dopo tutto questo periodo di compressione evidentemente si apre uno spiraglio e diventa una breccia, speriamo che non cada la diga. Ma dico speriamo". Sull'andamento dell'infezione in Lombardia, "in questi giorni mi aspetto di vedere una crescita dei casi osservati, ad esempio a Milano, perché persone che non sono riuscite ad ottenere un tampone arrivano finalmente a diagnosi, rappresentando di fatto la coda della prima ondata dell'epidemia". Galli ricorda che "stiamo facendo una grande sperimentazione, perché questa cosa di distanziamento e mascherine, scelta su cui non ci possono essere dubbi, però dal punta di vista scientifico è la prima volta nella storia che applichiamo questa cosa per vedere se riusciamo a contenere la coda di un'epidemia come questa".

Sull'ipotesi che il virus si sia indebolito, Galli non dà false speranze e sottolinea che prove scientifiche non ce ne sono: "Ho un'interpretazione diversa di questa apparente attenuazione: credo che stiamo osservando dal punto di vista clinico la coda di un'epidemia che ha visto le persone più fragili presentare le forme più gravi in tempi precedenti a questo e attualmente abbiamo nei nostri ospedali persone che si sono spostate verso forme meno gravi rispetto a quelle cui siamo stati abituati all'inizio - dice - Ma questo non vuol dire che si sia attenuato il virus, vuol dire che chi doveva andare male è già andato male alla prima ondata dell'infezione".

In un'intervista a Repubblica Galli ha detto anche molte altre cose. ''Quella di Milano è un po' una bomba perché in tanti sono stati chiusi in casa con la malattia. Abbiamo un numero altissimo di infettati, che ora tornano in circolazione'' dice il primario di malattie infettive a proposito del significativo aumento della persone in circolazione nel capoluogo lombardo. ''Mi chiedo perché - osserva - da noi ci sia stato un atteggiamento quasi forcaiolo nei confronti dell'uso del test rapido, il ''pungidito'', che poteva comunque essere utile. ''Dovevamo raggiungere coloro ai quali è stato detto di restare buoni a casa con i sintomi, per avviare il tracciamento dei contatti e non mi riferisco solo alla Lombardia. Lavorando in quel modo prima, avremmo avuto maggiore tranquillità adesso nell'aprire''. E precisa: ''Che con la riapertura si possano presentare dei problemi è un dato di fatto. La nostra regione rischia di chiudere ma anche certe zone del Piemonte o dell'Emilia" 

"Del resto si è deciso che se qualcosa va storto si torna indietro. Speriamo di no, comunque. Questo è il momento dell'estrema attenzione''.

''Alcuni - continua Galli - hanno interpretato l'ingresso nella fase 2 come un liberi tutti, è un segnale di grande pericolosità, perché dovrebbe prevalere la cultura della responsabilità per limitare al massimo i danni''. E sulle mascherine avverte: ''Dove sta scritto che la mascherina e il distanziamento sociale hanno successo contro un'epidemia come questa? Rispondo io, da nessuna parte perché nessuno ha mai sperimentato quello che stiamo attraversando''. Cautela massima, cautela totale: Galli la predica da tempo. 

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