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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Fase 2, medici contro la movida: "Imbecilli, il rischio contagio è altissimo"

Il monito arriva dagli operatori dell'Ulss 4 del Veneto orientale, dopo diverse segnalazioni di assembramenti. Il sottosegretario di Stato al ministero dell'Interno: "L'emergenza non è finita, usiamo bene le libertà che abbiamo riconquistato"

E' il quarto giorno con negozi, ristoranti, bar, parrucchieri ed estetisti aperti in Italia. E molti sindaci, nei giorni scorsi, hanno espresso preoccupazione per gli assembramenti soprattutto di giovani nella zone della movida in alcune città. Anche il premier Conte, nella sua informativa oggi alla Camera sulla fase 2 dell'emergenza coronavirus, ha rivolto un appello ai giovani: "Siamo in condizione di affrontare con fiducia e responsabilità il ritorno alla normalità. Tutti ora conosciamo meglio il virus, le misure atte a tenerlo a bada. Mi rivolgo a tutti, ai giovani in particolare di cui comprendo l'entusiasmo: in questa fase più che mai rimane fondamentale rispettare le regole di distanziamento sociale e adozione di dispositivi di sicurezza. Non è il tempo della movida e degli assembramenti, bisogna fare attenzione perché esporre se stessi vuol dire anche esporre i proprio cari ai rischi di contagio".

Il fenomeno della movida serale, con assembramenti talvolta pericolosi di giovani che si ritrovano al bar per l'aperitivo, o nel dopocena, non ha escluso il territorio del Veneto orientale. Tra lunedì e ieri sono diverse le segnalazioni di assembramenti giunte all'Ulss 4 del Veneto orientale. Alcuni medici - riferisce l'azienda sanitaria - sono stati testimoni oculari di gruppi di giovani intenti a consumare lo spritz in compagnia, con la totale assenza di mascherine, baci, abbracci e vicinanza senza alcun rispetto di distanza minima per impedire il contagio.

"Giusto ieri sera, a San Donà (Venezia, ndr), erano almeno una ventina i giovani che ho visto attorno a due tavoli davanti a un noto bar locale - chiosa il dottor Lucio Brollo, direttore del reparto malattie infettive al covid-hospital di Jesolo - erano tutti senza alcuna protezione, due o tre avevano la mascherina sotto il mento, ignoravano il rispetto della distanza sociale. Sono degli imbecilli perché con quegli atteggiamenti creano una situazione di elevatissimo rischio di contagio. Forse pensano di essere immuni dal Covid-19 per la giovane età ma non è così, nel reparto che dirigo all'ospedale di Jesolo ho avuto pazienti di 16 anni, in Italia ci sono stati pazienti molto più giovani. Se non manterremo tutti le adeguate precauzioni per contenere il virus la situazione può precipitare in pochissimo tempo e a quel punto ritorneremo all'isolamento totale. Ricordo ai giovani ed alla popolazione in generale che nessuno è escluso da questa malattia".

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E un altro monito arriva dal direttore dell'area critica dell'Ulss 4, dottor Fabio Toffoletto: "Nella terapia intensiva del covid-hospital di Jesolo abbiamo avuto pazienti anziani e giovani che hanno subìto un calvario, alcuni ce l'hanno fatta, altri purtroppo sono deceduti. Questi ragazzi si ritengono forse più forti e più furbi di altri, devono invece capire che per difenderci dal virus sono sufficienti semplici accortezze ad iniziare dal mantenere la distanza di sicurezza e l'uso della mascherina. Così facendo compiono un atto di profondo rispetto e di amore nei confronti non solo di chi hanno davanti ma anche dei propri genitori, nonni e familiari, fragili o meno fragili, perché nessuno è escluso dal contagio di questo morbo".

"Non possiamo accettare che il grande sforzo fatto dalla sanità del Veneto con tutti i propri professionisti - conclude Toffoletto - possa essere vanificato in un attimo da comportamenti irresponsabili. Ricordo ancora che tanti hanno pagato con la vita il contagio da Covid-19, non dobbiamo permettere che delle leggerezze possano provocare altre vittime". I decessi per Covid-19 all'ospedale di Jesolo, da inizio pandemia ad oggi, sono stati 29. I decessi complessivi nel territorio dell'Ulss 4 ad oggi sono complessivamente 39. Il numero complessivo delle persone contagiate ad oggi nel territorio del Veneto orientale ha superato quota 700, il picco degli isolamenti fiduciari  è stato raggiunto a metà marzo con 958 persone obbligate alla quarantena.

"L'emergenza non è finita, usiamo bene le libertà riconquistate"

Sulla vicenda è intervenuto anche Achille Variati, sottosegretario di Stato al ministero dell'Interno: "Le notizie che ricevo dalle prefetture venete sono preoccupanti. C’è troppa leggerezza da parte di troppe persone, specie nei contesti aggregativi come quelli di piazze, bar, della movida cittadina. Per questo il ministero dell’Interno ha disposto che l’attenzione delle forze dell’ordine si concentri, in questo periodo, proprio sulla prevenzione degli assembramenti. Attenzione: questa condotta sconsiderata non è certo propria della maggioranza degli italiani, come vediamo confermato dai dati raccolti grazie al costante monitoraggio del Viminale. Sappiamo bene, però, che basta la condotta irresponsabile e superficiale di pochi a mettere a rischio tutti noi, le nostre libertà appena riconquistate, le attività economiche. Vanificando i sacrifici che abbiamo fatto negli ultimi due mesi e mezzo. E non rispettando gli oltre 32mila morti contati in Italia. È soprattutto ai cittadini che mi rivolgo: l’emergenza non è finita, usiamo bene le libertà che abbiamo riconquistato, isoliamo coloro che per superficialità e stupidità mettono tutti noi in pericolo". 

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