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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Nuovi poveri, fragilità e solitudini: l'Italia secondo la Caritas durante il lockdown

Un nuovo report analizza la situazione nei vari centri sparsi in tutta Italia, da cui si segnalano problemi legati alla perdita di lavoro e alle fonti di reddito, disagi psicologico-relazionali, difficoltà ad avere assistenza sanitaria. Tra marzo e maggio il 61,1% delle persone che hanno chiesto aiuto erano italiane, il 34% "nuovi poveri"

Da marzo a maggio, nei mesi del lockdown, circa 450mila persone si sono rivolte alla Caritas per trovare sostegno. Il 61,6% sono italiani e il 34% è rappresentato dai cosiddetti "nuovi poveri", cioè persone che si sono rivolte per la prima volta alla Caritas.

Sono i numeri del nuovo rapporto diffuso dall'organismo della Cei, che fotografa la situazione raccogliendo i dati di 169 Caritas diocesane, pari al 77,5% del totale. Una rilevazione nazionale condotta dal 3 al 23 giugno attraverso un questionario ai dirigenti e responsabili delle varie sedi per approfondire come sono cambiati i bisogni, le fragilità e le richieste, come sono mutati gli interventi e le prassi operative alla luce della situazione creata dall'emergenza sanitaria e qual è stato l'impatto del Covid-19 sulla creazione di nuove categorie di poveri.

Dal 95,9% delle Caritas che hanno partecipato alla rilevazione è stato segnalato rispetto alla situazione ordinaria un aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito. Da oltre la metà delle Caritas invece si segnalano difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio di cure e assistenza sanitaria sono problemi evidenziati da oltre la metà delle Caritas.

Piccoli segnali positivi arrivano dal 28,4% delle Caritas che, dopo il forte incremento dello scorso monitoraggio, con la fine del lockdown hanno registrato un calo delle domande di aiuto.

Non solo disoccupati o lavoratori irregolari: alla Caritas anche professionisti, casalinghe e pensionati

A rivolgersi ai centri Caritas sono stati per lo più disoccupati in cerca di una nuova occupazione e persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia. Ci sono stati poi anche lavoratori precari/saltuari che non godono di ammortizzatori sociali, dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria o in deroga, lavoratori autonomi o stagionali in attesa del bonus 600/800 euro, come pure pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe.

Tra le varie problematiche che sono state evidenziate ci sono anche questioni burocratiche e amministrative, difficoltà delle persone in situazione di disabilità o handicap, mancanza di alloggio in particolare per i senza dimora, difficoltà a visitare o mantenere un contatto con parenti e congiunti in carcere, diffusione del gioco d'azzardo e scommesse. Dai dati raccolti emergono anche situazioni di violenza o maltrattamenti in famiglia e una preoccupante diffusione dell'usura e dell'indebitamento.

Secondo il report sono state 92mila le famiglie in difficoltà che hanno avuto accesso ai fondi diocesani e oltre 3mila hanno usufruito di attività di supporto per la didattica a distanza e lo smart working. Coinvolte anche 537 piccole imprese che hanno ricevuto un sostegno.

Sostegno e assistenza anche a distanza

Tra i servizi messi in campo dalla Caritas c'è stata la distribuzione di dispostivi di protezione individuali e igienizzanti, come pure la fornitura di pasti da asporto e consegne e a domicilio e l'acquisto di farmaci e prodotti sanitari. Sono stati attivati anche servizi assistenza domiciliare, e accompagnamento telefonico, ascolti in presenza su appuntamento, supporto e orientamento rispetto alle misure mette in atto dalle varie amministrazioni locali e dal governo. La Caritas si è mossa anche con attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi, servizi di supporto psicologico, rimodulazione dei servizi per senza dimora, accompagnamento alla dimensione del lutto, sportelli medici telefonici, aiuto per lo studio e doposcuola, alloggio per quarantena e isolamento, presenza in ospedale e Rsa, accoglienza infermieri e medici.

Il questionario ha contributo anche a fare luce sul lavoro delle migliaia di volontari e operatori e sull'impatto che la situazione ha avuto su di loro. Il loro impegno è stato "fondamentale", fanno sapere dalla Caritas, soprattutto nella fase acuta della pandemia, garantendo la prosecuzione dei servizi prendendo il posto di molti over 65 che in via precauzionale rimanevano a casa. Tra operatori e volontari sono stati 179 quelli positivi al Covid-19, di cui 95 ricoverati e 20 purtroppo deceduti.

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