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Venerdì, 19 Aprile 2024
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75 anni di versi in rima: la magia di Oreste Terracini, uno dei pochissimi poeti viventi

A 4 anni fu internato in un campo profughi. Oggi è un avvocato di fama internazionale, oltre che poeta. Lo abbiamo incontrato nel suo studio: il video

Quando gli abbiamo chiesto, “Maestro, poeti si nasce o si diventa?”, lui ha risposto “Si dovrebbe morire, poeti”.

Oreste Bisazza Terracini è uno dei pochissimi poeti viventi, figlio adottivo di Umberto Terracini, il fondatore del Partito comunista che sua madre sposò quando lui era piccolissimo. A quattro anni, nel 1943, insieme alla madre fu internato in un campo profughi in Svizzera. Oggi è un avvocato di fama internazionale.

Ha scritto la sua prima poesia quando era ancora un bambino: “Fu mio zio Italo a spingermi a scrivere e composi i miei primi versi su Don Chisciotte e Sancho Panza”. E quest’anno che Recanati celebra il bicentenario de L'Infinito di Giacomo Leopardi, lo abbiamo incontrato.

Sulla sua scrivania ci sono mucchi di pezzi di carta. Centinaia di fogli scritti a mano. Migliaia di poesie, oltre 75 anni di versi in rima. Ma cosa significa essere un poeta? Cos’è e come nasce l’ispirazione? C’è un luogo preciso, uno stato d’animo particolare o è il mondo stesso e la sua quotidianità a ispirarle i versi? Al di là delle risposte, del tempo andato, dei ricordi e degli affetti perduti, i suoi versi ci hanno restituito il senso della gioia incondizionata per la vita.

Qui sotto, il video di Andrea Ponzano.

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