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Martedì, 23 Aprile 2024
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Italia divisa sui tamponi: ecco le regioni che ne fanno di più (e quelle in difficoltà)

In Lombardia è stato testato il 2,54% della popolazione contro il 4,64 del Veneto. Guardando ai dati più recenti i tassi settimanali più bassi si registrano in Puglia e Calabria. Test sugli anticorpi al via in sei regioni: il report dell'Università Cattolica di Roma

In Italia i test per la ricerca del virus SARS-COV-2 sono stati effettuati sul 2.51% della popolazione totale, ma le differenze tra le regioni risultano ancora molto marcate. A fotografare l'andamento della diffusione dei tamponi diagnostici in Italia è un report dell'Alta scuola di economia e management dei servizi sanitari dell'Università Cattolica di Roma, che si basa sull'utilizzo di un set di indicatori per misurare le performance nell'affrontare questa crisi senza precedenti.

Le regioni associate ad una maggiore percentuale di test eseguiti sulla popolazione residente sono il Trentino-Alto-Adige, la Valle d’Aosta e il Veneto. La Campania risulta essere la regione che ha effettuato meno test rispetto alla popolazione residente (0,85%). In Lombardia il tampone è stato effettuato al 2,54% dei residenti contro il 3,06% dell'Emilia Romagna e il 2,91 del Piemonte. 

tamponi 2-2-2

Guardando ai dati più recenti il tasso settimanale più basso si registra in Puglia (è di 2,64 tamponi per 1000 abitanti nell'ultima settimana); quello più alto è nella Provincia Autonoma di Trento (14,14 per 1000 abitanti) e subito dopo in Veneto con 12,78 per 1000 abitanti. Il Lazio si ferma a 4,87%, sotto la media nazionale (6,62 per 1000). 

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Il rapporto tra tamponi positivi e casi testati

Un altro dato che è importante da tenere d'occhio è quello relativo al rapporto tra i nuovi casi positivi ed il numero di nuove persone testate nell'ultima settimana. Anche in questo caso le differenze tra le varie regioni sono evidenti. "Il valore massimo di questo indicatore - spiegano i ricercatori - viene raggiunto in Liguria e Lombardia, dove risulta come nuovo caso uno su nove dei nuovi soggetti sottoposti al test (più del doppio del dato nazionale, con un nuovo caso ogni 20 nuovi soggetti testati).

Nelle Regioni Umbria, Molise e Calabria questo indicatore assume il valore di 0,00 perché l’entità del numeratore appare trascurabile rispetto a quella del denominatore (il numero delle nuove persone sottoposte al test è molto più grande del numero dei nuovi casi positivi)". 

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Test sierologici al via in sei regioni

Anche per quanto riguarda i test sierologici le regioni si sono mosse in ordine sparso. Sono 6 quelle che hanno avviato test sierologici nell'ambito di programmi che vedono diverse strategie di campionatura e diverse tecnologie. La prima regione in termini di tempo ad avviare l'attività di test è stata il Veneto (31 marzo), l'ultima il Lazio che attiverà il programma lunedì 11 maggio. 

Secondo l'analisi del team multidisciplinare composto da economisti ed aziendalisti sanitari, medici di sanità pubblica, ingegneri informatici e statistici, tutte le Regioni hanno individuato negli operatori sanitari il target primario in questa prima fase; altri target sono forze dell'ordine, lavoratori in azienda o popolazione generale campionata.

In Lombardia la letalità del virus supera il 18%

Nel report vengono inoltre messi a confronto i dati sulla letalità del virus. Anche in questo caso la Lombardia fa peggio delle altre regioni con tasso di letalità apparente del 18,27% contro l’8,25 del Piemonte e il 6,19% del Lazio. La maggiore letalità in Lombardia è confermata soprattuttonelle fasce di età più avanzate (>80 anni).

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L'assistenza a domicilio per i pazienti affetti da Covid

Il report fa il punto anche sul tasso di copertura dette Usca, le unità speciali di continuità assistenziale, team di camici che intervengono sui pazienti Covid di gravità 'intermedia', che coprono ad oggi il 31% della popolazione nazionale, secondo il report settimanale.

Le Usca hanno un ruolo importante per i pazienti a casa, che hanno un bisogno di monitoraggio che non può essere assolto solo con un contatto telefonico ma che ancora non necessitano di un trasporto in ospedale. Il picco di copertura si registra in Emilia Romagna (91% della popolazione coperta), seguita dalle province autonome di Trento e Bolzano (84%) e l'Abruzzo con il 69%. La Lombardia copre con le Usca il 20% della popolazione, il Veneto ha raggiunto una copertura del 49%.

La Regione Lazio, tra le ultime a dare il via allo strumento, ha già raggiunto una copertura del 34% della popolazione in 2 settimane e "la sua azione - rilevano gli autori del report - appare sinergica con quella avviata dai medici di medicina generale supportati dall'app DoctorPlus Covid-19".

La Regione Lazio, tra le ultime a dare il via allo strumento, ha già raggiunto una copertura del 34% della popolazione in 2 settimane e "la sua azione - rilevano gli autori del report - appare sinergica con quella avviata dai medici di medicina generale supportati dall'app DoctorPlus Covid-19".

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