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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus, pediatri e psicologi in videochat: “Così aiutiamo bambini e famiglie a superare il trauma”

All’ospedale dei bambini Buzzi di Milano un servizio di supporto offerto nell’ambito del progetto TIMMI per i bambini che sono stati ricoverati per il coronavirus e le loro famiglie per aiutarli a superare il disturbo da stress post traumatico, come spiega a Today la responsabile del progetto

Il coronavirus lascia ferite profonde. Non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico. Ad essere colpiti ed avere bisogno di aiuto non sono però solo gli adulti ma anche i bambini.

Dall’inizio dell’emergenza sanitaria all’ultima settimana di maggio, i bambini e adolescenti risultati positivi al Covid-19 in Italia erano quasi 5mila, pari al 2,1% dei casi totali. Molti di loro hanno vissuto l’esperienza traumatica del ricovero in ospedale, resa ancora più dura dall’allontanamento forzato dai propri genitori, insieme alle costrizioni imposte dall’isolamento, che ha modificato radicalmente le loro vite. Soprattutto nel caso dei più piccoli, situazioni come queste possono avere delle ripercussioni psicologiche ed emotive molto forti e con la Fase 2 e il tentativo progressivo di ritorno alla normalità può essere necessario un sostegno. 

Un anno fa a Milano è nato il progetto TIMMI, “Team per l’identificazione del maltrattamento a Milano”, avviato dall’associazione Terre des Hommes in collaborazione con l’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi”. Un’iniziativa nata per intercettare le fragilità familiari e offrire supporto psicologico ai genitori nell’ottica di prevenire il maltrattamento sui bambini, che in occasione della pandemia ha deciso di fornire un supporto aggiuntivo dedicato proprio alle problematiche legate al coronavirus. 

“Questa pandemia ha messo praticamente knock out diverse persone e abbiamo pensato di supportare bambini e adulti con un servizio a loro dedicato offerto gratuitamente per superare lo stress causato da questa esperienza”, spiega a Today la dottoressa Lucia Romeo, pediatra dell’ospedale Buzzi e responsabile del progetto TIMMI. Famiglie che hanno avuto un figlio ricoverato in ospedale, bambini stessi rimasti soli dopo che i loro genitori sono stati ricoverati oppure rimasti esposti alle notizie di parenti o amici che si sono ammalati o sono morti: le situazioni possono essere tante e l’obiettivo è aiutare queste fragilità e sostenerle per affrontare il disturbo post traumatico da stress.

“La nostra intenzione è di aiutare il bambino a superare questo momento, che sicuramente è stato abbastanza traumatico e traumatizzante, non solo per il bambino ma anche per l’adulto. Un genitore che ha avuto un figlio ricoverato rimane chiaramente traumatizzato. Il bambino poi subisce il trauma sia da parte del genitore sia da tutto quello che sta succedendo e a sua volta  traumatizza il genitore con il suo malessere. Tutta la famiglia rimane coinvolta e noi facciamo in modo di aiutarli”, spiega Romeo.

A sostenere queste famiglie c’è l’equipe multidisciplinare del progetto TIMMI, composta da pediatri, psicologici e psicoterapeutici. “In questo momento offriamo il nostro supporto grazie alla telemedicina, un modo nuovo tramite il quale riusciamo ad avvicinare il paziente. Via Skype o Zoom o altri mezzi di comunicazione. Chiamiamo le persone che sono state ricoverate da noi e offriamo un consulto psicologico, chiediamo se hanno necessità di essere supportati. Se c’è necessità, interveniamo e qualora dovessimo verificare l’esistenza di problematiche più vaste e importanti allora ci facciamo aiutare dal territorio con i servizi psico-sociali”, racconta la dottoressa Romeo. 

L’esperienza vissuta porta in alcuni casi i bambini a chiudersi, a diventare silenziosi oppure per contro diventano iperagitati, smettono di mangiare, hanno problemi a dormire. “I casi sono tanti, ma poi questi bambini si ritrovano un po’ tutti sotto lo stesso tetto: una grande inquietudine, timore di qualsiasi cosa, la paura di chiudere gli occhi perché non sanno che cosa può succedere”. 

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