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Martedì, 23 Aprile 2024
CHIESA E PEDOFILIA

"Abusata da un sacerdote quando avevo 11 anni, da allora non sono più esistita"

Il racconto di una vittima al summit in Vaticano per arginare la piaga della pedofilia: "Volevo morire, ma non ci sono riuscita". La denuncia del cardinale Marx: "Distrutti i dossier sugli abusi"

Un calvario iniziato a 11 anni e durato tutta la vita. E' la testimonianza choc di una vittima, una donna, che ha scosso i 190 capi della Chiesa riuniti dal Papa in Vaticano per summit contro la pedofilia. "Volevo raccontarvi di quand'ero bambina. Ma è inutile farlo perché a 11 anni un sacerdote della mia parrocchia ha distrutto la mia vita" La donna ha raccontato ai vescovi di averci impiegato 40 anni a denunciare. Ma neppure con quel gesto, costato tanta fatica, è riuscita a guarire dai suoi incubi. "Da allora io non sono più esistita" racconta la vittima che nel suo racconto ripercorre "tutte le volte in cui lui bloccava me bambina con una forza sovrumana: io mi anestetizzavo, restavo in apnea, uscivo dal mio corpo, cercavo disperatamente con gli occhi una finestra per guardare fuori, in attesa che tutto finisse".

"Ma come potevo io, bambina, capire ciò che era accaduto? Pensavo: 'sarà stata sicuramente colpa mia!' o 'mi sarò meritata questo male?'. Questi pensieri sono le più grandi lacerazioni che l'abuso e l'abusatore ti insinuano nel cuore, più delle ferite stesse che lacerano il corpo. Sentivo di non valere ormai più nulla, neppure di esistere. Volevo solo morire: ci ho provato... non ci sono riuscita".

Gli abusi sono andati avanti per cinque lunghi anni. E col tempo, la vittima ha iniziato a somatizzare il suo disagio inferiore: "Mentre io non parlavo, il mio corpo ha iniziato a farlo: disturbi alimentari, ospedalizzazioni varie: tutto urlava il mio star male mentre io, completamente sola, tacevo il mio dolore".

La gravidanza e l'incubo di quei ricordi: "Credevo di essere impazzita"

La prima gravidanza non ha fatto altro che acuire il ricordo di quei momenti dolorosissimi. La vittima racconta che i "flash back" e le immagini "hanno riportato alla mente tutto. Il travaglio bloccato; mio figlio in pericolo; l'allattamento reso poi impossibile per i terribili ricordi che affioravano. Credevo di essere impazzita. Allora mi sono confidata con mio marito, confidenza usata poi contro di me durante la separazione, quando, in nome dell'abuso subíto, chiedeva che mi fosse tolta la potestà genitoriale quale madre indegna".

Finché ha deciso di reagire. E anche grazie "all'aiuto di una cara persona" ha trovato il coraggio di scrivere una lettera a quel sacerdote "conclusa con la promessa di non lasciargli mai più il potere del mio silenzio".

Pedofilia, il racconto di una vittima: "Non ci sono scorciatoie per dimenticare gli abusi"

"Da allora, fino ad oggi, - ha raccontato - continuo un durissimo percorso di rielaborazione che non ha scorciatoie, che richiede un'enorme costanza per ricostruire in me identità, dignità e fede. Un percorso che si fa per lo più in solitudine e con l'aiuto di qualche specialista, se possibile. L'abuso crea un danno immediato, ma non solo: più difficile è fare i conti ogni giorno, con quel vissuto che ti invade e si presenta nei momenti più improbabili. Ci dovrai convivere, sempre!".

"Una parte di me sperava che non fosse mai accaduto"

Ma perché denunciare è così difficile per le vittime di violenza? Raccontare quell'enorme angoscia agli altri "ha costo emotivo molto elevato". Tuttavia, "l'essere creduta e la sentenza, comunque, mi hanno donato un dato di realtà: quella parte di me che ha sempre sperato che l'abuso non fosse mai accaduto, si è dovuta arrendere, ma al contempo ha ricevuto una carezza: io ora so che sono altro, oltre l'abuso subito e le cicatrici che porto. La Chiesa può andare fiera della possibilità di procedere in deroga ai tempi di prescrizione, diritto negato dalla giustizia italiana, ma non del fatto di riconoscere come attenuante, per chi abusa, l'entità del tempo trascorso tra i fatti e la denuncia. La vittima non è colpevole del suo silenzio".

La dura denuncia del cardinale: "Distrutti i dossier sugli abusi"

E ieri, al summit in corso in Vaticano, c'è stata anche la dura denuncia del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frising. Secondo Marx "i dossier che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili" di molti casi di pedofilia all'interno della Chiesa "sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio". 

E ancora: "Le procedure e i procedimenti stabiliti per perseguire i reati sono stati deliberatamente disattesi, e anzi scavalcati o cancellati. I diritti delle vittime sono stati di fatto calpestati e lasciati all'arbitrio di singoli individui. Sono tutti eventi in netta contraddizione con ciò che la Chiesa dovrebbe rappresentare".

Marx ha detto a chiare lettere che "gli abusi sessuali nei confronti dei bambini e di giovani sono in non lieve misura dovuti all'abuso di potere nell'ambito dell'amministrazione" che "non ha contribuito ad adempiere la missione della Chiesa ma, al contrario, l'ha oscurata, screditata e resa impossibile". 

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