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Martedì, 19 Marzo 2024
Alimentazione

Il sale fa male: ecco come eliminarlo senza rinunciare al gusto

Per 'ingannare' il palato e non privarsi del gusto pur abbassando il consumo di sale arriva qualche consiglio utile per mangiare bene e in maniera comunque gustosa

La predisposizione a ricercare cibi saporiti è insita in qualsiasi essere umano, nonostante sia consapevole dei rischi che possono incidere negativamente sulla salute e sappia che consumare troppo sale (circa 10 gr al giorno, contro i 4-5 gr raccomandati) vada a discapito anche della linea. 

Il sale, ossia il cloruro di sodio, è necessario al funzionamento dell'organismo e, in particolare, è grazie all’equilibrio potassio/sodio che si realizza l'equilibrio idrico del corpo, ma l'eccesso è sempre un problema e per questo Furio Brighenti, docente di Scienza degli alimenti dell'università di Parma, ha spiegato durante un incontro promosso da Nutrition Foundation of Italy nell'ambito di Expo 2015 con il patrocinio Unamsi (Associazione giornalisti scientifici) qualche 'trucco' per ingannare il palato e assumere meno sale senza per questo rinunciare al gusto. 

Salare l'acqua della pasta dopo che è stata tuffata nella pentola, negli ultimi due minuti di cottura è uno di questi rimedi: gli spaghetti assorbiranno il sale soltanto nella parte più esterna, ma la sapidità percepita mangiando gli spaghetti sarà, comunque, uguale, anche se sarà minore il sale ingerito. 

Ma anche con il pane, principale fonte di sodio nella dieta, ci si può prendere “gioco del palato”. Brighenti ha mostrato la diapositiva di una fetta di pane in cassetta, fatta con sei strati di impasto alternati uno ad uno: tre realizzati con farina salata e tre con impasto senza sale. Il risulatato, ha detto il professore, è che ad ogni boccone, mangiamo almeno due strati di pane, con quello salato superiore e quello insipido subito sotto.

"La sensazione percepita" - aggiunge l'esperto - "è quella della sapidità, nonostante una riduzione di sale del 50%". A parte il problema del "troppo sale nella dieta", primo fattore di rischio (ipertensione) associato all'alimentazione, il consumo dei cereali (pasta e pane) soprattutto di quelli integrali è abbinato alla riduzione del rischio di malattie, in particolare le cardiovascolari e il diabete di tipo 2.

Brighenti ha precisato come basterebbe che la quantità di cereali integrali raggiungesse il 50% della quantità della media giornaliera (in Italia è di circa 260 grammi) perché il rischio di malattie cardiovascolari si riduca del 22% e quello del diabete del 25%.

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