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Giovedì, 28 Marzo 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Tempi più veloci per affittare casa, il canone concordato rimane la formula più diffusa ma perde terreno

Mercato degli affitti vivace, anche se i prezzi risultano generalmente in crescita, ed i tempi per locare un immobile diminuiscono. L’aumento degli affitti inizia anche ad erodere il contratto di locazione a canone concordato, che, pur restando il più diffuso, inizia a essere meno frequente nelle città dove maggiore è la domanda (e quindi il prezzo) degli affitti. 

Le giovani coppie senza figli rappresentano il 41,4% dei locatari, censisce Solo Affitti, in buona crescita rispetto al 2017 (+36,6%). Aumentano le locazioni anche da parte di persone che vivono da sole 22,3% (contro il 21,3% del 2017), mentre rallenta il fenomeno della condivisione (14,3% rispetto al precedente 16,3%) e diminuiscono le coppie con figli (dal 25,8% del 2017 al 22% di quest’anno). L’analisi demografica di Tecnocasa evidenzia che il 41,4% di chi cerca casa in affitto ha tra i 18 e i 34 anni e che il 39,7% è rappresentato da single.

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Aumenta la quota di inquilini rappresentata da lavoratori in trasferta, passata dal 30,3% del 2017 al 33% di quest’anno, mentre è stabile la quota di inquilini studenti (19,5%). Solo Affitti ha rilevato un lieve calo delle locazioni dovute a motivazioni residenziali classiche (45,8% rispetto al 47,8% dello scorso anno).

I tempi per affittare un appartamento sono scesi a 1,9 mesi rispetto ai 2,1 del 2017 e sono in generale più brevi in centro (1,6 mesi) rispetto alla periferia (2,4). Secondo quanto rilevato da Solo Affitti, in alcuni capoluoghi per arrivare alla firma del contratto bastano meno di 30 giorni, come a Cagliari (24 giorni), Milano e Bologna (27 giorni ciascuna). Tempi più lunghi sono mediamente richiesti a Napoli (3,8 mesi), Bari (3,5) e Perugia (3,3).

Il canone concordato è la formula più gettonata: 68,2% dei casi secondo l’ufficio studi di Solo Affitti. Al risultato hanno contribuito i contratti 3+2 (35,8%), quelli per studenti universitari fuori sede (13,9%) e quelli transitori (18,5%). A favorire il successo del contratto a canone concordato è la possibilità per i proprietari di accedere alla cedolare secca al 10% (anziché al 21%) e allo sconto del 25% sull’Imu. Questo tipo di contratto è meno utilizzato in capoluoghi come Campobasso (10%) e Potenza (20%) e a Milano (22,5%), probabilmente perché i prezzi di affitto calmierati (“concordati” tra associazioni dei proprietari e degli inquilini) sono troppo lontani dai canoni di mercato; anche a Bologna (48,5%), dove pure storicamente il canone concordato è sempre stato molto utilizzato, l’aumento dei canoni degli ultimi anni sembra all’origine della diminuzione del ricorso a questa formula.

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Il contratto transitorio è passato dal 14,3% del 2017 al 18,5% di quest’anno, favorito anche dai recenti chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate circa la possibilità di applicare ad esso la cedolare secca al 10%. Il contratto libero (di durata 4+4 anni) è invece calato al 27,2% del totale dei contratti stipulati (rispetto al precedente 32,9%).

La cedolare secca è stata scelta per l’87,2% dei nuovi contratti stipulati da parte di chi mette a disposizione propri immobili (rilevazione di Solo Affitti), mentre chi prende immobili in locazione, rileva Tecnocasa, nel 61,4% dei casi lo fa perché non può o non vuole comprare, nel 36,1% per motivi legati al lavoro e nel 2,5% per motivi legati allo studio. 

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