Gli oltre 8000 Comuni e le 20 Regioni d’Italia pesano sempre più sulle tasche degli italiani, secondo il calcolo della Cgia di Mestre. E di contro, l’efficienza della pubblica amministrazione, soprattutto al Sud, lascia sempre a desiderare.

Le tariffe dei servizi pubblici degli enti locali sono cresciute del 5,6% negli ultimi 3 anni, sebbene dal 2015 alle Regioni e agli enti locali la legge vieti di aumentare le tasse locali (addizionale Irpef,Tasi, Imu,addizionale regionale Irap). Il rincaro è stato 3 volte superiore all’aumento dell’inflazione, che nello stesso periodo ha avuto un incremento dell’1,7%.

Dal 2015 ai primi 4 mesi 2018 c’è stato un rincaro dell’88,3% delle tariffe amministrative più importanti applicate dai Comuni (certificati nascita, morte, matrimonio) mentre per quelle applicate dalle società controllate dai Comuni il rincaro è stato del +13,9% per le forniture d’acqua, del 5,1% per la scuola dell’infanzia, del 4,5% per le mense scolastiche, del 2% per il trasporto urbano e dell’1,7% per i rifiuti +1,7%.

La pubblica amministrazione italiana è al 17esimo posto su 23 quanto a efficienza secondo un'indagine della Ue nel 2018. Su 206 regioni esaminate nella top 30 non ne figura nessuna italiana e la provincia autonoma di Trento , che registra la miglior performance tra le aree italiane, arriva solo alla 36ma posizione. Ben 7 Regioni meridionali si trovano invece tra le peggiori 30: la Sardegna si piazza al 178esimo posto, la Basilicata al 182esimo, la Sicilia al 185esimo, la Puglia al 188esimo, il Molise al 191esimo, la Calabria al 193esimo e la Campania al 202esimo posto. Solo Ege (Turchia), Yugozapaden (Bulgaria), Istanbul (Turchia) e Bati Anadolu (Turchia) riescono a fare peggio della pubblica amministrazione campana. 

L’Ocse, nel suo “Rapporto economico sull’Italia” del 2017, evidenzia che il cattivo funzionamento della pubblica amministrazione italiana ha effetti molto negativi sulle performance di chi fa impresa, sugli investimenti e sulla crescita della produttività.