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Venerdì, 29 Marzo 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Le bugie sull’euro, l’Italia e l’Europa

L’istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) ha passato in rassegna i ‘luoghi comuni’ sull’euro per verificare quali siano fondati e veri e quali no. Ecco, in base ai risultati dell’analisi, quali sono le bugie in merito alla moneta unica

QUALI SONO, INVECE, LE VERITA' SULL'EURO

E’ falso che l’euro abbia fatto aumentare i prezzi: dagli anni ’70 agli anni ’90 l’Italia ha registrato tassi di inflazione in media dell’11,5% all’anno, anche se al momento dell’entrata in circolazione dell’euro (2002) c’è chi ha approfittato del passaggio dalla lira all’euro per ritoccare al rialzo i prezzi, l’inflazione è rimasta molto al di sotto dei livelli pre-euro e negli ultimi anni è scesa fino a divenire addirittura negativa (+0,2% nell’Eurozona e –0,1% in Italia nel 2016).

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E’ falso che dall’euro abbia guadagnato più la Germania dell’Italia, perché la forza attuale della Germania è frutto delle riforme (sopratuttola Harzt IV relativa al mercato del lavoro) realizzate nei primi anni 2000, mentre l’Italia non ha saputo tradurre gli ingenti capitali affluiti nel paese (più di 200 miliardi di euro tra 1999 e 2007) in maggiore competitività, perdendo terreno dal punto di vista del saldo commerciale con il resto del mondo.
 
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E’ falso che tornare alla lira farebbe crescere le nostre esportazioni perché se da un lato la nuova lira sarebbe più debole dell’euro e dunque consentirebbe ai prodotti italiani di avere prezzi competitivi, all’altro l’Italia importa molte materie prime, energetiche e non, dall’estero e dovrebbe pagare di più tale approvvigionamento, con ovvie ripercussioni sul prezzo dei prodotti finali. La competitività delle merci italiane dipende piuttosto dalla produttività del lavoro, cioè da quanto viene prodotto dal lavoratore per ora lavorata. E mentre tra il 1979 e oggi la produttività tedesca è cresciuta dell’84%, quella italiana è cresciuta di poco più della metà (43%).
 
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E’ falso che senza moneta unica gli Stati avrebbero affrontato meglio la crisi perché proprio a seguito della crisi sono stati creati meccanismi europei di salvataggio dei Paesi in difficoltà -, a partire, nel 2012, dal "fondo salva–stati" (European Stability Mechanism) -, che hanno permesso di salvare dal fallimento 5 paesi, per un totale di 433 miliardi di euro erogati. Anche la Banca centrale europea di Mario Draghi ha  fornito aiuto tramite i piani di acquisto di titoli di stato (oltre 260 miliardi di euro solo per l’Italia), senza i quali i paesi europei "deboli" si sarebbero dovuti indebitare sul mercato a tassi molto più alti.

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