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Giovedì, 28 Marzo 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Risparmio contro investimento: i pro e i contro dei depositi bancari

Avere un conto in banca florido è sempre una garanzia di tranquillità e gli italiani tengono quasi 1.500 miliardi (pari al 30% della ricchezza nazionale) sui conti correnti e conti deposito. Ma tenerne troppi può rivelarsi una scelta eccessivamente prudente, perché pur con tutti i rischi del mercato si perdono occasioni di far fruttare i propri risparmi e di contribuire alla crescita economica complessiva e si incorre peraltro comunque in costi e rischi; il costo complessivo medio annuo di un conto corrente è salito del 13% passando da 127,50 euro del gennaio 2016 ai 144,70 del gennaio 2017. La versione online dei conti correnti è aumentata ancora di più: +17%, da 98,70 a 115,60 euro.

Depositi superiori ai 100mila euro sono soggetti alla disciplina del bail in, perché dall’1 gennaio 2016 è pienamente applicabile in Italia la Direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive) per la gestione delle crisi bancarie. Nel caso in cui le Autorità di Risoluzione (in Italia, Banca d’Italia) avviassero una procedura di Risoluzione per un istituto di credito, chi ha depositi maggiori di 100mila euro verrà chiamato a rispondere con quei depositi della crisi della banca, anche se prima di lui toccherà metterci soldi, nell’ordine, a: i) azionisti; ii) detentori di altri titoli di capitale, iii) altri creditori subordinati; iv) creditori chirografari.

L’inflazione erode il valore dei risparmi depositati, seppure su questi vengano corrisposti degli interessi (mentre di contro vengono applicati anche costi di gestione da parte della banca). Il portale risparmiamocelo.it ha calcolato che 10mila euro depositati su un conto corrente dal 2011 al 2016 hanno perso quasi il 15% del loro valore, in virtù del tasso di inflazione registrato in Italia in quel periodo (1,15%) e dei costi di gestione del conto (in media 144,7 euro per anno) I correntisti con giacenza media annuale sopra a 5.000 euro pagano l’imposta di bollo pari a 34,20 euro all’anno. Non è un grande esborso, certo, ma è pur sempre un costo e non un rendimento.

Tenere fermi i propri risparmi ha un costo opportunità, vale a dire il costo che si sostiene perdendo un’opportunità. Questo è sicuramente il costo più difficile da quantificare, perché investire i propri averi anziché tenerli fermi in banca (dove sono sicuramente più garantiti) può anche portare a perdere somme di denaro (gli investimenti rendono proprio per ripagare il rischio che ci si assume nel farli), ma oltre una certa cifra per le esigenze fondamentali e gli eventuali imprevisti è abbastanza comune voler diversificare il proprio portafoglio e non lasciare inutilizzati i propri averi.

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