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Venerdì, 29 Marzo 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Brexit, i fondi sovrani "lasciano" Londra e puntano gli Stati Uniti

Il rapporto Global Sovereign Asset Management, realizzato da Invesco per il quarto anno consecutivo e dedicato ad analizzare gli investimenti di 77 fondi sovrani e di banche centrali e gestori di riserve in tutto il mondo (pari al 66% degli asset sovrani globali e al 25% delle riserve in valuta estera, per un valore totale di 8,96 trilioni di dollari) evidenzia una crescente preferenza per gli Usa e un calo di attenzione verso Londra e tre dei quattro Paesi del "Bric":  Brasile, Russia e Cina (eccetto l’India, quindi).

Gli investimenti si stanno spostando dal Regno Unito agli Usa: il punteggio di 6,5 (su 10) nel 2014 sull'appeal degli Stati Uniti per i fondi sovrani è salito all'8,2 nel 2016, rispetto al 7,5 del Regno Unito. I fondi sovrani restano inoltre rialzisti sulle opportunità di investimento future negli Stati Uniti, in particolare nel settore delle infrastrutture. Molti sono inoltre convinti che ora sia più facile e attraente investire negli Stati Uniti, soprattutto grazie alle politiche più favorevoli agli investimenti, come l'esenzione introdotta nel 2016 per 'i fondi pensione esteri qualificati' dal Foreign Investment Real Property Tax Act sugli acquisti immobiliari. 

Sono in crescita anche le nuove allocazioni ai mercati di frontiera, con stanziamenti in Asia in aumento dall'1,6% nel 2014 al 2,3% nel 2015, e in Africa dallo 0,6% allo 0,9%. All’origine di tali movimenti vi sono la capacità manifatturiera, la stabilità politica, la qualità delle infrastrutture e la disponibilità di una gamma di prodotti azionari e obbligazionari tradizionali nonché di investimenti diretti in settori alternativi come l’immobiliare.

Cala invece l’interesse per i Bric: Brasile, Russia e Cina hanno tutti perso appeal nei confronti dei fondi sovrani per via del peggioramento della performance e soltanto l'India accresce la propria attrattività. Rispetto agli ultimi anni, i fondi sovrani sono ora meno disposti a ignorare i timori politici e normativi in tali regioni  e gli investitori sono consapevoli delle difficoltà legate ai prezzi delle materie prime e alla debolezza delle piazze azionarie per i grandi mercati delle esportazioni come il Brasile e la Russia, mentre la contrazione della forza lavoro in Cina sta facendo salire i costi di produzione.

L'orizzonte temporale di investimento si sta allungando, a mano a mano che i fondi sovrani fanno fronte alle difficoltà congiunturali, passando da 6,4 a 7,6 anni dal 2013 al 2016, grazie ai benefici della diversificazione e ai premi di liquidità offerti dagli investimenti alternativi. 

Sono aumentati gli investimenti nel settore immobiliare passati, dal 3% nel 2012 al 6,5% del 2016 (con un tasso di crescita annuo del 29%), con un tasso di crescita più veloce rispetto agli investimenti complessivi nel private equity e nelle infrastrutture. Di contro, oltre il 62% dei fondi ha ridotto l'investimento in infrastrutture e il 52% quello in private equity rispetto ai loro target. 
 

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