Si può andare in pensione pur continuando a lavorare. La Legge Dini del 1995, infatti stabilisce che il dipendente che vuole andare in pensione ha l'obbligo di cessare l'attività lavorativa ma non vieta la ripresa del lavoro una volta che si comincia a percepire l'assegno di previdenza. I lavoratori autonomi e parasubordinati, poi, non sono neanche tenuti a smettere di lavorare per avere diritto alla pensione.

L’ex dipendente pensionato può lavorare dopo aver ricevuto il primo assegno previdenziale, iniziando una nuova attività oppure chiedendo di essere riassunto alla precedente azienda.

La pensione può essere ridotta per il pensionato lavoratore che abbia meno di 63 anni e pensione calcolata interamente con sistema contributivo: la riduzione è del 100% (quindi si perde l’intera pensione) se l’ex dipendente pensionato inizia un'attività come subordinato, mentre se si dà al lavoro autonomo viene decurtato il 50% della pensione che eccede il trattamento minimo stabilito dall'INPS (che per il 2018 è pari a 507,46 euro). Per tutti gli altri pensionati è invece possibile cumulare la pensione con i redditi derivanti da attività lavorativa.

Chi lavorare da pensionato deve versare i contributi all’Inps e i contributi versati verranno utilizzati per un incremento dell'importo della pensione erogata. Il ricalcolo non è però immediato poiché il pensionato può richiederlo solamente dopo 5 anni dalla decorrenza della pensione. Si può chiedere eccezionalmente anche dopo 2 anni, ma per una sola volta.

Riformare la legge Fornero potrebbe costare 11,5 miliardi nel 2019 e 15 una volta che fosse andata a regime (in 3 anni) l’idea di fissare l'accesso alla pensione a quota 100 (somma tra età e contributi, fissando comunque un minimo di 35 anni di contributi).

Nel 2017 sono state liquidate dall'Inps circa 290.000 nuove pensioni previdenziali dirette nel solo settore privato  e tra queste circa 160.000 di anzianità. In media chi è andato in pensione anticipata aveva 61 anni.