rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Asso di denari

Asso di denari

A cura di Carlo Sala

Diritti e doveri di chi presta lavoro a chiamata e di chi lo utilizza

Il contratto di lavoro intermittente o a chiamata consente flessibilità sia a chi presta la propria opera sia a chi la utilizza. Ecco i diritti ed i doveri che incombono sulle parti del contratto.

Il lavoratore intermittente può non essere tenuto a rispondere alla chiamata, perché il contratto a chiamata può prevedere o meno la garanzia di disponibilità. Ove sia prevista, il lavoratore è tenuto a rispondere alla chiamata che gli sia stata fatta (non rispondere è un’inadempienza contrattuale che può condurre alla risoluzione del contratto) ed ha diritto a  un compenso per la disponibilità (perché non sapendo se e quando sarà chiamato non può assumere altri impegni) fissato dai contratti collettivi di lavoro in misura non inferiore al 20% del minimo tabellare, indennità di contingenza, ratei di mensilità aggiuntive previste per quel tipo di mansione. Ove non sia stata concordata la garanzia di disponibilità, il lavoratore resta invece libero di accettare o meno la chiamata, senza che questo comporti risoluzione del contratto (ma ovviamente non c’è neanche compenso per i periodi di attesa dell’eventuale chiamata). In caso di malattia o infortunio prima della chiamata, il lavoratore deve avvisare subito il datore di lavoro, indicando la ragionevole durata dell’indisponibilità, pena la perdita il diritto all’indennità di disponibilità.

Il datore di lavoro deve segnalare ogni chiamata del lavoratore a intermittenza: la segnalazione deve essere preventiva e va inviata all’indirizzo di Posta elettronica certificata intermittenti@pec.lavoro.gov.it (lo si può e lo si deve fare anche se non si abbia una propria  PEC). In caso di prestazione da effettuarsi entro le prossime 12 ore, la comunicazione può essere inviata per sms. La mancata comunicazione comporta una sanzione da 400 a 2.400 euro.

La retribuzione del contratto a chiamata è proporzionale al lavoro effettivamente svolto e viene parametrica sulla retribuzione prevista per i lavoratori di pari livello che svolgano le stesse mansioni ma siano assunti con altro contratto. Anche ferie e permessi sono proporzionati alle giornate effettive di lavoro, come pure il Tfr ed i contributi pensionistici (questi ultimi possono essere integrati tramite contribuzione volontaria).

Può lavorare a chiamata anche chi percepisca un’indennità Naspi purché non superi la quota di 8.000 euro lordi annui (compresa anche l’importo dell’eventuale indennità di disponibilità). La Naspi viene però ridotta in misura pari all’80% del reddito di lavoro. Chi è assunto con contratto a chiamata dovrà comunicare all’Inps l’assunzione con questo tipo di contratto entro un mese da quando l'ha firmato e indicare quanto prevede di ottenere; l’Inps ridurrà l’indennità e farà comunque i conguagli a fine anno. La comunicazione va fatta con il modello Naspi-com,  direttamente dal sito web dell’istituto o tramite contact center o patronato.

Si parla di

Diritti e doveri di chi presta lavoro a chiamata e di chi lo utilizza

Today è in caricamento