Le vendite dei negozi al dettaglio sono ferme, "sostanzialmente stabili" dice l’Istat, e nei centri storici delle città di provincia italiane ci sono sempre meno negozi e più venditori ambulanti.

I negozi nei centri storici sono calate del 14,9% in 8 anni, dal 2008 al 2016, in 40 comuni di medie dimensioni, mentre nelle periferie il calo è stato del 12,4%, secondo quanto emerge dal rapporto 'Demografia d'impresa nei centri storici italiani' diffusi da Confcommercio.

Le attività di ambulanti nei centri storici sono aumentate del 36,3%, nel medesimo arco di tempo e nei medesimi comuni, mentre fuori dal centro sono cresciute del 5,1%.

"Si riducono tutte le tipologie distributive, in modo particolare i libri, i giocattoli e l'abbigliamento a eccezione della ristorazione e del commercio ambulante" ha rilevato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, commentando i dati.

Nel 2016 il valore delle vendite al dettaglio è cresciuto dello 0,1% annuo, secondo quanto rileva l’Istat, mentre i volumi sono calati dello 0,3% rispetto all’anno precedente.

Gli acquisti sono cresciuti solo nelle imprese di maggiore dimensione (+1,2% in valore per quelle da 6 a 49 addetti e +0,9% per quelle con almeno 50 addetti) mentre sono diminuiti ancora nelle imprese più piccole, che hanno visto una flessione dell'1,8%.

Nella grande distribuzione, vanno bene discount alimentari e i grandi esercizi specializzati in prodotti non alimentari e (ma molto meno) supermercati, rispettivamente con +2%, +1,7% e +0,2%; gli ipermercati hanno invece registrato una flessione dello 0,5%. Sempre nella media dello scorso anno gli acquisti alimentari sono aumentati dello 0,1% in valore e calati dello 0,1% in volume mentre quelli non alimentari sono rimesti invariati in valore e hanno perso lo 0,6% in volume.