Solo in Grecia ci sono meno persone effettivamente occupate durante gli anni dell’età lavorativa. Ed il capitale umano, cioè l’insieme di conoscenze e competenze utili per lavorare che si acquista negli anni di studio, è alquanto basso. Questo lo sconfortante quadro che emerge dal rapporto ‘Noi Italia’ dell’Istat.

In Italia è occupato il 61,6% delle persone dai 20 ai 64 anni, il dato peggiore nell'Unione europea ad eccezione della Grecia (la Svezia, con l’80,5%, registra invece la percentuale più elevata). Disaggregando il dato emerge un forte squilibrio di genere: lavora il 71,7% degli uomini contro il 51,6% delle donne. Grande anche il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno: 69,4% contro il 47%. Nel 2015 il tasso di occupazione degli stranieri tra i 20 e i 64 anni presenti in Italia è stato superiore al tasso di occupazione degli italiani: si è attestato infatti al 62,4% contro il 60,3% degli italiani.

In Italia le persone poco istruite sono il 40,1% contro una media del 23,5% nella Ue. Al quartultimo posto nella Ue per percentuale della spesa pubblica destinata all’istruzione (4,1% del totale contro una media Ue del 4,9%), l’Italia resta lontano dall’obiettivo del 40% di laureati fissato dalla Ue (l’anno scorso, solo il 26,2% dei 30-34enni aveva una laurea) mentre registra un tasso di abbandoni scolastici del 14,7% contro una media europea dell’11% (solo Romania, Malta e Spagna fanno peggio, benché l’anno scorso la quota di giovani che ha lasciato gli studi sia scesa al 13,8% superando l'obiettivo nazionale del 16% fissato dalla Strategia Europa 2020).

L’Italia ha il primato europeo di Neet, cioè di persone che non stanno né studiando né lavorando né sono in transizione tra preparazione teorica ed attività lavorativa effettiva. I giovani tra i 15 e i 29 anni che nel 2016 rientravano nella categoria dei Neet erano oltre 2,2 milioni.