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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A cura di Carlo Sala

Paradisi fiscali e società off-shore: tutto quello che c'è da sapere

Sono oltre 800 gli italiani coinvolti nel caso dei Panama Papers, relativo allo spostamento di capitali a Panama per fini fiscali. Ma la facilità con cui è stato finora possibile svolgere operazioni del genere è destinata a venire meno a breve, anche se questi stessi paradisi si sono dimostrati anche utili per promuovere lo sviluppo a livello globale.

COSA SONO I PARADISI FISCALI - I paradisi fiscali sono tali in virtù di tassazioni vantaggiose sui capitali depositati, scarsi controlli sui depositi effettuati e una forte resistenza alle richieste provenienti da Paesi che intendano appurare se dei contribenti abbiano occultato al fisco della propria nazione parte dei loro averi. 

SONO ILLEGALI? - Di per sé, spostare denaro in un paradiso fiscale non è illecito se le somme spostate vengono dichiarate al fisco del Paese di cui si ha la nazionalità. Spesso, però, quando si sposta denaro in una società offshore, basata cioè in un paradiso fiscale, questa non risulta ufficialmente di proprietà di chi vi sposta il denaro ma di una fiduciaria; questo rende più difficile rintracciare la provenienza e la titolarità dei capitali della società off-shore e dunque rinvenire chi e quali obblighi fiscali abbia rispetto al Paese di cui ha la nazionalità.

QUALI SONO - I paradisi fiscali non sono diffusi solo nei Caraibi, anche se a Panama vi sono oltre 350mila società internazionali, e le stime dei capitali affluiti in quel Paese oscillano tra i 7.600 miliardi di dollari (2.600 dall’Europa, 1.300 dall’Asia, 1.200 dagli Usa) e i 32mila miliardi dollari. Le cosiddette società off-shore (che letteralmente indica società al largo, in mezzo al mare) sono società che ricadono sotto la giurisdizione di Panama o di altri Paesi che come Panama applicano regimi fiscali più vantaggiosi rispetto a quelli della maggior parte degli altri Paesi del mondo.

TESORI ALL'ESTERO: VIP E POTENTI COINVOLTI

DALL'ITALIA A ... - L’anello di congiunzione tra Italia e paradisi fiscali si trova spesso a Montecarlo o in Svizzera:  basta rivolgersi a un commercialista che normalmente indirizza in studi specializzati in questioni tributarie, perlopiù basati appunto a Montecarlo o in Svizzera. 

SPARIRANNO NEL 2018 - I paradisi fiscali dovrebbero sparire nel 2018, in virtù degli accordi internazionali voluti dal G20 e dall’ocre che introducono scambi automatici di informazioni sui movimenti di denaro. Bahamas, Isole Vergini, Bermuda, Isole Cayman, Isola di Man e Antille Olandesi  hanno aderito a tali accordi, Panama invece non ancora. Dal 2017 l’Italia scambierà automaticamente informazioni sui movimenti di denaro con altri 80 Paesi del mondo, proprio in virtù degli accordi internazionali promossi da G20 e Ocse.

UTILI ALLO SVILUPPO - Gli offshore financial center (OFC) peraltro si sono rivelati anche uno strumento di sviluppo perché grazie a un regolamentazione snella e un sistema che evita la doppia imposizione fiscale, aiutano a ottimizzare i costi, a ridurre la burocrazia e ad agevolare il flusso di capitale tra Paesi diversi: è stato calcolato che a ogni dollaro investito nel centro offshore corrisponde un investimento di 7 centesimi in un paese emergente limitrofo (nel 2015, il 44% degli investimenti diretti verso l’India è passato dalle Mauritius e oltre due terzi dei capitali arrivati in Brasile provenivano dai centri offshore). 

IL CASO FRANCESE - La domanda di strutture offshore è cresciuta del 35% dal 2009 al 2014 e a beneficarne sono stati anche Paesi come la Francia che, per il solo fatto di trovarsi nei pressi di Andorra e Monaco, è stata in grado di offrire finanziamenti a interessi più convenienti e con minori spread inducendo altri Paesi avanzati a fare altrettanto per reggere la concorrenza.

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