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Martedì, 23 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Gli immobili in Italia rendono 40,2 miliardi all’amministrazione fiscale

L’Italia è tra i Paesi in cui la proprietà immobiliare è più diffusa, ma la platea dei proprietari rappresenta anche uno dei target prediletti dal fisco italiano.

Su case, uffici, negozi, capannoni grava un carico fiscale di 40,2 miliardi di euro (nel 2016), ma rispetto al 2015 il gettito è sceso di 3,7 miliardi, soprattutto per via dell’eliminazione della Tasi sulla prima casa.

Il patrimonio immobiliare frutta allo Stato 21,2 miliardi riconducibili al possesso dell’immobile (Imu, imposta di scopo e Tasi), 9,1 miliardi riconducibili alla redditività degli immobili (Irpef, Ires, imposta di registro/bollo e cedolare secca), 9,9 riferiti al trasferimento degli immobili (Iva, imposta di registro/bollo, imposta ipotecaria/catastale, imposta sulle successioni e sulle donazioni). Effettuando questo calcolo, la Cgia di Mestre ricorda, a proposito del prelievo legato al possesso dell’immobile, che per il 2017 e per il 2018 il governo ha deciso di bloccare qualsiasi eventuale aumento delle tasse locali (come l’Imu o la Tasi).

Il passaggio dall’Ici all’Imu ha visto raddoppiare il prelievo fiscale sugli immobili strumentali: tra il 2011, ultimo anno in cui è stata applicata l’Ici, e il 2016 il gettito è passato da 4,9 a 9,7 miliardi di euro. Rispetto al 2015, comunque, l’anno scorso il prelievo è diminuito di 530 milioni di euro a seguito dell’eliminazione dell’Imu sugli imbullonati.

Per pagare le tasse in Italia sono necessarie 238 ore all’anno, avverte il segretario Cgia, Renato Mason, lamentando che nell’area dell’euro solo il Portogallo e la Slovenia registrano una situazione peggiore.

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