Sembra uno scherzo ma non lo è: mentre il governo parla di revoca delle concessioni autostradali e nazionalizzazioni, i pedaggi sono rincarati.

Nel 2018 i pedaggi sono rincarati in media del 4% rispetto al 2017, ma non tutte le tratte autostradali hanno variato il prezzo da pagare per percorrerle (magra consolazione: se si rapporta il prezzo dei pedaggi all’intera rete autostradale anziché alle tratte in cui sono entrati in vigore aumenti, il rincaro è stato solo del 2,74%).

I rincari sono differenti da autostrada ad autostrada, il maggiore di tutti si è avuto sulla tratta Aosta ovest-Morgex gestito dalla RAV: +52,69% rispetto all’anno precedente. Nella lista dei maggiori rincari seguono la A7 gestita dalla Milano Serravalle e le tangenziali di Milano gestite da Milano Tangenziali (+13,91%), la A24 e A25 gestite da Strada dei Parchi (+12,89%), il Tronco A4 (Torino-Trieste) gestita da SATAP (+8,34%), la A3 Napoli-Salerno gestita da Autostrade Meridionali (+5,98%) e la A32 e traforo Frejus gestite da SITAF (+5,71%).

Molti rincari sono stati disposti dalla magistratura in seguito a ricorsi presentati da RAV, Strada dei Parchi, Autostrade Meridionali e Milano Serravalle, che hanno chiesto di veder riconosciuto un aumento commisurato non solo all’inflazione ma anche ai lavori di manutenzione e miglioramento delle tratte da loro gestite.

Il ministero dei Trasporti sapeva che i pedaggi crescevano più delle opere di manutenzione: Un capitolo specifico del piano investimenti dell’ultima relazione del ministero delle Infrastrutture sulla società Autostrade, ben prima del crollo del viadotto Morandi, è rubricato «Autostrade A10 Genova - Savona, A7 Genova - Serravalle e A12 Genova - Sestri Levante: Gronda di Ponente e interconnessione A7/A10/A12» e fa presenta che nell’ultimo decennio per le opere connesse alla gestione della tratta erano stati spesi 76 milioni anziché i 280 preventivati (il 73% in meno).