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Giovedì, 28 Marzo 2024
Capitale sociale

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A cura di Giuseppe De Marzo

Brescia come Napoli: il biocidio del Nord

Miseria Ladra viaggia ancora nel nord, quello delle industrie, della produttività, del boom economico degli anni sessanta. Spesso si pensa che Italia settentrionale significhi lavoro, economia che gira, denaro. Invece anche qui non è più così. Se i cittadini di Monselice ricordano i Tarantini, costretti a scegliere tra lavoro e salute, a Brescia l'inquinamento è entrato nella catena alimentare e nei corpi dei cittadini, come a Napoli.

Qui si è consumato il disastro dell'ex Caffaro, industria chimica chiusa nel 1984 ma che per cinquant'anni ha versato nelle falde acquifere e nell'ambiente circostante centinaia di migliaia di tonnellate di PCB, sostanza cancerogena al pari della diossina. Una stima, perché con precisione non è possibile calcolarne l'esatta quantità.

L'azienda aveva il suo stabilimento a sud della città, a circa un chilometro dal centro. Coinvolti in prima persona sono i residenti di questa zona ma in realtà lo è tutta la popolazione: durante gli anni della produzione le sostanze di scarto della fabbrica sono entrate nella catena alimentare soprattutto tramite gli alimenti grassi, come latte e uova, a tal punto che ne sono state trovate tracce anche nel latte materno di alcune neomamme. Da poco un'ordinanza comunale ha 'chiuso' i rubinetti di una parte periferica della città visto che alcune analisi hanno evidenziato elevate tracce di cromo: a fronte di un limite fissato in 50 microgrammi/litro, è risultato presente in una concentrazione pari a 65.

L'Associazione Italiana Registro Tumori (AIRTUM) ha riscontrato un eccesso di linfomi, tumori del seno e del fegato in questa zona, diventata sito d'interesse nazionale (sin) nel 2002 e con un'area perimetrata che comprende ex polo industriale, aree agricole, pubbliche e residenziali, comprensive di ospedali, scuole e parchi pubblici. In realtà l'inquinamento è arrivato molto più in là: gli sversamenti di sostanze tossiche avvenivano nel fitto reticolo di rogge e canali che irrigavano le aree circostanti, destinate soprattutto all'agricoltura e all'allevamento. Per questo l'area inquinata effettiva sarebbe di circa di due milioni di metri quadrati.

Sempre nella zona sud della città si sta costruendo una nuova tratta dell'Alta Velocità in vista dell'Expo2015. Poco tempo fa gli abitanti di un condominio della zona hanno dovuto lasciare le proprie case per fare posto al cantiere. A loro è stato dato un indennizzo.

Infine anche a Brescia l'emergenza abitativa da qualche tempo è una realtà: i dati del ministero dell'Interno calcolano che nel primo semestre del 2013 gli sfratti eseguiti sono stati 491, una media di almeno due famiglie al giorno. 

Ma anche qui, proprio come a Monselice e Taranto, i cittadini hanno deciso di non arrendersi alle logiche di un profitto costruito a danno della salute pubblica: da qualche mese è nata la Rete Anti Nocività che riunisce tutte le realtà che in questi anni si sono opposte al biocidio e alla speculazione. Tutti insieme scenderanno in piazza oggi, 10 maggio per dire #stopalbiocidio, usando le stesse parole degli attivisti campani il giorno della manifestazione per la Terra dei Fuochi.

Quello che succede a Brescia non fa che confermare quello che abbiamo più volte sottolineato con la nostra campagna: cambiare rotta è necessario perchè non c'è altro tempo da perdere e perchè conviene alla maggioranza della popolazione colpita dalla crisi. Di questo abbiamo discusso presso la Camera del Lavoro di Brescia insieme ai sindacati ed alle realtà territoriali impegnate nella carovana Antimafia promossa da Libera e Arci. Lo pensano anche gli abitanti di Brescia, che hanno unito le forze per dire stop al biocidio e a loro va il nostro sostegno.

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