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Venerdì, 29 Marzo 2024
Capitale sociale

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A cura di Giuseppe De Marzo

C'era una volta Kroton…cosa rimane?

Intorno al 718 a.C. sul promontorio di Kroton (Κρότων) gli Achei fondano la storica e omonima città. Il mito racconta che Kroton, figlio di Eaco, morì per errore ucciso dal suo amico Eracle. Per ricordare la loro e amicizia l'eroe greco seppellì l'amico sulle sponde del torrente Esaro e fondò la città che prese il suo nome. Una città della Magna Grecia che ha e vanta la stessa la stessa età di Roma, fondata nel 753 a.C..

La città era famosa per il suo clima salubre, per la bellezza delle sue donne, per le fertili campagne e per la forza fisica dei suoi uomini: qui nacque Milone, celebre campione olimpico dell'antichità. Qui  venne a vivere Pitagora e portò la sua scuola di scienza, matematica e musica. Qui era nato Alcmeone, fondatore della medicina 'occidentale'.  Poi arrivò Annibale che per molto tempo tenne nei pressi di quella che oramai era una colonia romana il proprio accampamento.

Decaduta in periodo romano risorse in periodo bizantino. Poi divenne aragonese e dopo castigliana, così nel XVI divenne Cotrone, porto che favoriva scambi commerciali. In età contemporanea viene inaugurato il primo acquedotto che porta in città le fresche acque della Sila, captate dalle sorgenti poste sul monte Gariglione. Così si sviluppano le attività agricole e industriali e nel 1928 la città cambia nome e diventa Crotone, così come la conosciamo.

E oggi? La Calabria è stata una regione culla della Magna Grecia e ricca di risorse naturali e culturali. Oggi non solo è più così ma anche quella sua vecchia storia di prosperità rischia di essere definitivamente cancellata. 20,9% di disoccupazione secondo i dati Istat aggiornati al 2013, in aumento dagli anni precedenti e un indice di dispersione scolastica tra i più alti d'Europa. In più l'attacco delle ecomafie sta cancellando quella prosperità e fertilità del territorio, che invece potrebbero essere risorse su cui puntare per poter uscire dalla crisi.

Per questo abbiamo portato 'Miseria Ladra' anche qui: le associazioni a delinquere stanno logorando questi territori da troppo tempo e la crisi ha fatto sì che questo processo si accelerasse. Non possiamo rimanere inerti di fronte a tutto questo. Negli anni le mafie hanno aumentato il loro potere sociale, offrendo a chi era in difficoltà lavoro, radicandosi nel territorio quasi come 'soluzione nera' per poter sopravvivere alla crisi. Non possiamo lasciare persone e territori in mano a chi sulla crisi speculerà e farà profitto, sfruttando la disperazione di chi la vive sulla propria pelle. Non possiamo lasciare la Calabria alle mafie.

La nostra ottava proposta, delle dieci della campagna, è quella di un reddito minimo di cittadinanza per sostenere il lavoro: qui diventa anche un modo per evitare che le mafie continuino a radicarsi, in modo da costruire una valida alternativa alla popolazione per non essere costretti a scegliere tra uscire dalla crisi o combattere le associazioni a delinquere. Perché portare avanti questi due percorsi è necessario, a livello sociale e culturale.

Nei giorni in cui ci siamo incontrati con Libera Calabria abbiamo raccolto testimonianze e proposte da coloro che conoscono questi territori e la loro storia. Non possiamo lasciare Crotone, Reggio Calabria, Catanzaro e tutta questa regione nelle mani di chi non ha memoria, non ricorda lo splendore del passato e anzi lo calpesta quotidianamente, logorando non soltanto paesaggio e territorio, ma anche i suoi abitanti. Uscire dalla crisi e sconfiggere le mafie soprattutto in questi territori sono un binomio imprescindibile, anche nel nome di quel passato che è patrimonio di queste zone e dell'umanità intera.

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