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Venerdì, 29 Marzo 2024
Casa Nostra

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A cura di Walter De Cesaris

C'era un volta una legge ... contro "l'affitto in nero"

Vorrei raccontare una favola. C’era una volta una legge - o più precisamente un decreto legislativo - che permetteva davvero di combattere il canone nero. Un fenomeno che, secondo le statistiche, vede come "protagonisti" circa un milione di contratti per una evasione di circa un miliardo e mezzo (di Irpef). 
Questa legge permetteva a uno studente fuori sede, a un migrante, a un lavoratore, a chiunque costretto a subire il ricatto di un contratto in nero (essendo l’altra scelta quella di rimanere senza una casa) di poter emergere dall’illegalità, registrando autonomamente il contratto presso l’agenzia delle Entrate e avendo in cambio dei benefici: in questo caso un nuovo contratto "al chiaro" e un affitto annuo molto basso, rapportato a tre volte la rendita catastale dell’alloggio.

La norma funzionava - eccome - attraverso il magico incentivo del conflitto di interessi. L’inquilino aveva così lo stimolo a regolarizzare il contratto per pagare molto meno mentre il proprietario, per paura della stangata, veniva fortemente incitato a fare il contratto con tutte le regole e a registrarlo. Dulcis in fundo, il fisco gongolava perché aumentavano le entrate.

La favola è però finita e per gli inquilini che avevano utilizzato la legge e goduto dei suoi benefici adesso comincia l’incubo. La Corte Costituzionale l’ha dichiarata incostituzionale. 

Quando succede così, è come se la legge non fosse mai esistita e sono nulli i suoi effetti dall’origine. Ora i proprietari evasori possono richiedere indietro tutti i soldi percepiti in meno rispetto al contratto truffaldino (almeno nei confronti del fisco) e gli inquilini che hanno osato emergere dal nero adesso sono con un piede fuori casa per lo sfratto incombente.

La beffa è che la legge non è sbagliata in quello che c’è scritto ma nel come è stata scritta, o meglio nel dove è stata scritta. La Corte, infatti, rileva come norme talmente innovative non potessero essere allocate in un decreto legislativo, senza aver avuto una esplicita e specifica delega dal Parlamento.

Il risultato è che gli inquilini adesso devono risarcire anche migliaia di euro ai proprietari evasori e, in caso contrario, saranno sfrattati come morosi da chi a loro volte devono essere risarciti per aver agito sulla base di una legge dichiarata, dopo tre anni dalla sua emanazione, incostituzionale sostanzialmente per “carenza di delega”?

Ve lo immaginate se, per una norma scritta male, si giungesse a riconsegnare le vittime ai racket? Non dovrebbe agire immediatamente il governo per sanare questo vulnus e per ripristinare quel conflitto di interessi, stavolta magari scrivendo le norme in maniera migliore e senza dare appigli agli azzeccagarbugli in ricerca di cavilli per salvare i propri interessi, qualche volta non proprio legittimi, in quanto evasori dichiarati? 

Ci rimane un interrogativo. Come mai questi governanti quando ne azzeccano una, poi la sbagliano? Sarà un caso? Ci aspettiamo da Renzi qualcosa in più di una slide.

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