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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronache marziane

Cronache marziane

A cura di Rossella Lamina

Perché la Nasa non rivela cosa ha trovato sul pianeta gemello della Terra?

La Terra ha un pianeta gemello. La conferma definitiva è venuta da Kepler, il telescopio lanciato nello spazio alla ricerca di mondi simili al nostro, dove potrebbero esserci altre forme di vita intelligente. Ma perché la NASA non ha ancora reso pubblici tutti gli incredibili dati trasmessi dalla sonda?

La missione Kepler è partita da Cape Canaveral nel marzo 2009, con lo specifico obiettivo di scovare nella nostra galassia pianeti che assomiglino alla Terra.  Su 3.600 esopianeti, cioè pianeti della Via Lattea esterni al nostro sistema solare, gli scienziati ne hanno selezionati 961 che, sulla base dei dati provenienti dal telescopio spaziale, presentavano dimensioni paragonabili a quelle della Terra.

E, cerca che ti ricerca, di “pianeti gemelli” in questi anni ne sono venuti fuori a bizzeffe.

In realtà la caccia ai “mondi gemelli” era partita già dal 1995, quando due astronomi di Ginevra annunciarono di aver individuato 51 Pegasi-b, pianeta che ruota attorno a una stella simile al Sole in un sistema solare rassomigliante al nostro. (Perfetto per impiantarci un sistema bancario, tale e quale quello terrestre).

Di lì in poi, i “gemellaggi” si sono susseguiti a ritmi quasi incalzanti. Nel 2007 l’ESO, European Southern Observatory, di La Sila (Cile) annuncia che attorno alla stella Gliese 581 ruota un gemello della Terra, con un anno di soli 13 giorni e una temperatura fra gli zero ed i quaranta gradi. (Quasi da prenotarci una vacanza).

In seguito, però, la scoperta viene messa in dubbio. Il pianeta infatti non si trova in “riccioli d’oro”,  vezzosa definizione con cui gli astrobiologi, accaniti lettori della fiaba dei tre orsetti, indicano la fascia abitabile, ovvero la distanza da una stella a cui un pianeta deve orbitare affinché  - come per le minestre dei tre piccoli plantigradi – non faccia né troppo caldo né troppo freddo e sia presente acqua allo stato liquido.  (E senza l’acqua, come me le raffreddi le centrali?).

La sonda Corot dell’ESA, Agenzia spaziale Europea, nel 2010 non riesce a trovare un gemello (Europa infelix?...) ma individua Corot-9b, un pianeta dove, se tutto gira nel verso giusto, potrebbe esserci dell’acqua. (In caso affermativo, la Troika e l’FMI hanno già ammonito sulla tassativa obbligatorietà di privatizzarla).

Nel 2011 la Nasa individua un altro “gemello”, Kepler 22b, a 600 anni luce da noi. Ma è più piccolo di Mercurio, e dunque – più che altro -  un cuginetto.  (Però, se avesse risorse minerarie…una volta sfruttate anche quelle della Luna…).

Nel 2012, tornano alla carica quelli dell’ESO: in un sistema a soli quattro anni luce dal nostro, c’è un altro esopianeta gemello orbitante attorno alla stella Alfa Centauri B. Ma – destino cinico e baro - ci si schiatta di caldo perché è troppo vicino al suo sole. (Inservibile, a tutti gli effetti).

Nel 2013 arriva il colpaccio della Nasa: ben due gemelli in una botta sola! Sono Kepler-62e e Kepler-62f, nella costellazione della Lira. Kepler-62e dovrebbe essere leggermente più caldo e nuvoloso della Terra e sempre umido ai poli;  Kepler-62f è più esterno e perennemente ghiacciato. Entrambi hanno un raggio rispettivamente di 1,6 e 1,4 volte inferiore a quello terrestre. (Inutili e alquanto striminziti).

Ma a ottobre dello stesso anno ecco che arriva  Kepler 78B! Il più simile alla terra mai osservato – si strombazza ancora una volta - a ben 700 anni luce di distanza. Piccolo problema: è in rotazione sincrona, e rivolge alla sua stella sempre lo stesso emisfero. Dall’altro, invece, ci fa un freddo cane. (Che manco un tuareg e un eschimese ci spedisco a lavorarci!).

Finalmente, il 17 aprile scorso, la NASA annuncia in pompa magna: il pianeta gemello finalmente esiste e si chiama Kepler 186f. Al di là della scarsa fantasia con cui oggi si battezzano i pianeti  (che nostalgia per nomi mitologici come Marte, Plutone, o Proxima Centauri…) stavolta sembra essere quella buona. A 500 anni luce da noi, nella costellazione del Cigno, l’ultimo arrivato dei “gemelli” ha dimensioni molto simili alla Terra. Orbita, per 130 giorni terrestri, nella zona abitabile di una “nana rossa”, un tipo di stella più fredda del nostro Sole ma più longeva di lui - che invece è una nana gialla - e dunque in grado di attivare nel tempo la potenziale evoluzione biologica e le reazioni biochimiche necessarie alla vita. Oltretutto Kepler 186f  sta più vicino alla sua nana:  una distanza come quella fra Mercurio e il Sole – e questo potrebbe compensare la minore energia. (Acqua. Tanta acqua. E magari prati verdi, cieli limpidi, un ambiente incontaminato; e un clima più fresco, il che non guasta: qui fra poco ci scotterà la Terra sotto i pedi…).

Elisa Quintana, ricercatrice dell’Istituto Seti, dedicato alla ricerca delle forme di intelligenza extraterrestri – quelli che mandano nello spazio messaggi nella bottiglia per alieni - ha così commentato :

Conosciamo solo un pianeta dove esiste la vita: la Terra. Per questo motivo quando cerchiamo la vita fuori dal nostro sistema solare, ci concentriamo su caratteristiche simili a quelle terrestri. E trovare un pianeta nella zona abitabile che abbia dimensioni simili alla Terra è un passo di grande importanza

Ma allora, perché gli scienziati americani si ostinano a non parlare delle incredibili immagini inviate sulla Terra dal telescopio spaziale Kepler? Perché non condividono con tutto il mondo le rivelazioni di cui si trovano in possesso?  E perché dobbiamo parlare solo clandestinamente delle stupefacenti incisioni rinvenute  sulla superficie rocciosa di  Kepler 186f che, come le linee di Nazca, si stagliano con perfetta geometria, delineando la figura – efficacissima ed inequivocabile – di un astronauta terrestre? Geoglifi che, come a Nazca, risultano intelligibili solo da una grandissima distanza dal suolo?

Per il bene della scienza, c’è  da augurarsi che la ragione di tanta segretezza non stia in quella scritta, altrettanto gigantesca, che campeggia proprio sotto l’immagine dell’astronauta e dove, anche a infinite distanze da Kepler 186f, è possibile leggere con nitida chiarezza:

YANKEE GO HOME!

Perché la Nasa non rivela cosa ha trovato sul pianeta gemello della Terra?

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